24 Agosto 1991 (Onam) – Verità vuol anche dire tener fede alla parola data

24 Agosto 1991 (Onam)

Discorso Divino di Bhagavan Sri Sathya Sai Baba

VERITÀ VUOL ANCHE DIRE TENER FEDE ALLA PAROLA DATA

Quanta più si tagliuzza il legno di sandalo, tanto più se ne sente la fragranza.
Quanto più si mastica la canna da zucchero, tanto più dolce è il suo sapore.
Quando si mette l’oro nel crogiolo, spariscono impurità e difetti
e l’oro viene esaltato in tutto il suo splendore.
Assai nobile è colui che, nonostante difficoltà, problemi e tribolazioni,
compie il proprio io dovere ancorato saldamente nella fede in Dio.

L’Uno indivisibile

Incarnazioni del Divino Amore, sono sempre di più oggi gli intellettuali che tendono a sostenere un mondo molteplice e differenziato, mentre in realtà tutto si riconduce all’unità. Tuttavia, è in graduale aumento anche il numero di quei fortunati che nella diversità intravedono l’unità, la dimostrano e dichiarano: “In un mondo saturo di afflizioni e difficoltà, l’unica cosa che può portare pace è un contatto con gli altri in clima di unità pur nella diversità”. Nel mondo odierno, gente che abbia un cuore così puro è indispensabile.

L’esperienza immediata dell’unità nella diversità è possibile quando ci si accosta agli altri con cuore puro e disinteressato. Da un punto di vista scientifico e razionale, gli elementi naturali che servono alla crescita di ogni essere sono il cibo e l’acqua. La fame è una sensazione identica e comune a tutti. Chi è ricco si sazia di alimenti buoni e nutrienti, chi è povero dovrà sfamarsi con quanto riesce a rimediare elemosinando. Ma, sia per un miliardario sia per un mendicante, la fame è un’esperienza comune e identica.

Ciò vale anche per il sonno e per la paura. Un ricco dormirà in un lussuosissimo letto, mentre un povero dovrà accontentarsi della nuda terra. Cambia solo il posto dove si coricano, ma il sonno in se è per entrambi uguale.

I princìpi fondamentali da comprendere sono la nascita e la morte, due fattori imprescindibili che accomunano tutti gli esseri umani. Non è che il miliardario cada giù dal cielo e il misero nasca dalla terra, ma entrambi nascono dal seno di una madre. Lo stesso vale per la morte: che ti trovi in un foresta, in cima ad una collina o nel cuore di un villaggio o di una città, dovunque tu sia, la morte ti può sempre cogliere. Perciò, sia la nascita sia la morte sono una dichiarazione ed una dimostrazione di unità nella diversità.

Anche nella Kathopanishad è stato dimostrato il principio dell’unità nella diversità. In questa Scrittura, l’uomo viene descritto come un essere dotato di un cocchio, il corpo, guidato da un auriga, lo Spirito (Atma), il quale dirige il carro nell’azione. Ed è proprio in quest’Upanishad che il cocchio del corpo e l’Auriga dello Spirito vengono visti associati nel compimento dell’attività. La causa della divisione

II pensiero dell’uomo ha dei limiti; per questo nascono e si sviluppano discriminazioni. I processi mentali ed il pensiero sono la causa di legami o di liberazione. Le gioie e i dolori dipendono dal pensiero e dall’azione.

si è ciò che si pensa.

Se la mente non è buona, la vita non sarà buona. Scopo fondamentale dell’umanità è volgere mente e pensieri verso giusti obiettivi. Vi sono due princìpi che governano l’uomo:

  • uno è fatto di inclinazioni demoniache,
  • l’altro è il Principio Divino.

L’uomo si è reso schiavo di sei nemici quali:

  1. il desiderio,
  2. l’ira,
  3. la concupiscenza,
  4. l’orgoglio,
  5. l’invidia,
  6. l’infatuazione.

Soggiogato da questi sei nemici, l’uomo utilizza a loro favore i talenti che Dio gli ha donato, come la mente, la posizione sociale, la ricchezza ed anche la buona fortuna. Merita il nome di uomo l’individuo che, dotato di qualità divine quali l’intelletto, la ricchezza e le circostanze favorevoli della vita, le mette a servizio del bene. Purtroppo, però, l’uomo approfitta delle proprie capacità mentali, della posizione sociale, degli avvenimenti e della ricchezza per svariati scopi, danneggiando se stesso e mettendo a repentaglio la sicurezza sociale. Di questo stato di cose, l’unico ad essere responsabile è l’uomo, che ha lacerato l’unità frammentandola in diversità e facendo cattivo uso della propria mente.

Mameti paraman dukham; na mameti paraman shukham:
“Il senso del mio è causa di gran dolore;
la mancanza di possessività è causa di suprema felicità”.

Dov’è la causa di tutti i dolori e i guai dell’uomo? In tutti gli ego: il senso di io e di mio. La vera gioia sta:

  • nel rinunciare all’egoismo,
  • attaccarsi alla Suprema Realtà (Paratattva),
  • innamorarsi della Divina Essenza spirituale (Divyatma),
  • comprenderne il principio (Atmatattva),
  • goderne la beatitudine (Atmananda).

È compito di ogni essere umano far emergere l’unità nella diversità, abbandonando l’egoismo ed allargando le proprie vedute. Tenete a mente il Nome di Dio e cantateLo: vi darà gioia e beatitudine. E’ indispensabile che gli uomini considerino ogni azione, ogni pensiero, ogni posto ricoperto come un’offerta al Signore.

Si potrà parlare di vera vita solo quand’essa è impregnata di Dio, in qualunque condizione uno si trovi:

  • sia in uno stato di unione spirituale (voga),
  • che nel godimento dei piaceri,
  • sia nell’amicizia
  • che nell’isolamento dal mondo,
  • sia che viva in uno stato di beatitudine o
  • pensi sempre al Divino.

Se solo osservaste tutto partendo da un esame che si basa sulla verità delle cose, scoprireste quanto tutto sia saturo di null’altro che di divinità. Dio è immortale e l’immortalità stessa è fonte di beatitudine. Essere-Coscienza-Beatitudine: natura dell’uomo

Fra le migliaia di nomi di Dio, Sat Cit Ananda è quello che Gli si attaglia di più, in quanto si sottintende che il mondo è l’espressione (Svarupa) dell’Essere-Coscienza-Beatitudine. Sat Cit Ananda forma col mondo un’unita inscindibile. Dal Creatore (Brahma) all’ameba, tutto quanto è pervaso dalla vita manifesta: l’Essere, la Coscienza e la Beatitudine.

Sat è ciò che trascende le tre categorie del tempo – passato, presente e futuro.

Cit si riferisce al massimo grado di Consapevolezza (Paripurna-jyana).

Dovunque queste due qualità risuonano all’unisono, ci sarà Beatitudine (Ananda).

Perciò, Sat Cit Ananda non può essere considerato un triplice nome o come se fosse divisibile in tre parti. In queste tre dimensioni scorre un’unica e sola essenza. Come nel fuoco le qualità di ardere, di far luce e di emanare dei colori non possono essere separate come fossero tre elementi diversi, ma costituiscono un tutt’uno, così Sat Cit e Ananda sono l’espressione di tre qualità inscindibili di Dio.

Ancor’oggi l’uomo, sebbene abbia letto e sentito le parole di grandi anime, continua ad essere convinto che Sat Cit Ananda debba trovarsi chissà dove, in un posto lontano che non lo riguarda:ma ciò è dovuto ad ignoranza. Voi stessi siete Essere-Coscienza-Beatitudine, come tutto quanto vi circonda. Ma l’uomo che non comprende la propria vera natura ritiene che il Sat Cit Ananda Svarupa sia al di fuori di lui: così rimane ripetutamente vittima di quest’inganno.

Un cieco sa dell’esistenza del mondo, sebbene non sia in grado di vederlo. La stessa condizione tocca agli esseri umani, i quali vengono a sapere dell’esistenza di Sat Cit Ananda dalle Scritture e dai discorsi dei Grandi, ma non ne hanno l’esperienza. Credere in conformità a una conoscenza semplicemente libresca è pura cecità. Prima di tutto si deve comprendere la propria autentica natura. È questo lo scopo principale e la mela della vita umana. Non si può considerare non esistente ciò che è, né può esservi qualcosa che non ha esistenza.

È una dichiarazione delle Upanishad: “Non si può dire che esista ciò che non esiste né che non esista ciò che esiste”. È impossibile farsi governare così sui due piedi da Sat Cit Ananda. Non e possibile far esistere ciò che non c’è. Sat Cit Ananda è la vera natura di ogni essere umano e l’ascesi consiste proprio nello sperimentarLa.

Devozione, ovvero conoscere la propria natura divina

La gente d’oggi non ha ancora ben capito che cosa sia la devozione e che cosa si debba intendere per disciplina spirituale (sadhana): s’illude che la devozione consista in pellegrinaggi, canti devozionali, culti vari, ecc. Non sono queste le caratteristiche e le qualità della devozione. Al massimo, tutte queste pratiche vi potranno dare una certa soddisfazione mentale, ma nulla più.

Fate un lavoro di introspezione e aumentate la ricerca interiore per capire chi siete davvero. Fino a quando crederete in un Dio estraneo a voi, non riuscirete a guadagnarvi la Grazia del Signore. Il devoto autentico si distingue dalla capacità di sperimentare che il Signore è sempre con lui: il Signore è sempre con voi, in voi, attorno a voi, sotto e sopra di voi. Dovreste vivere stabilmente nell’idea di essere proprio delle incarnazioni di Dio. Questa è la ragione per cui le Scritture vi esortano a scoprire chi siete voi in realtà. Non esiste nulla che sorpassi la totale dedizione al Signore.

Bali fu un devoto di tal fatta, essendosi abbandonato completamente a Dio. Nonostante l’insistente opposizione del suo maestro spirituale Shukra, Bali santificò la propria vita offrendo tutto a Dio. Si può persino disattendere i consigli del maestro quando ci si vuole offrire totalmente al Signore. Quando vi siete dati completamente a Dio, non rimane più alcuno spazio per un maestro nella vita.

Quando il Signore stesso si fa vostro Maestro, vostro Guru perché mai darvi tanta pena per maestri minori, che non sono altro che esseri umani? Se avete latte dalla prodigiosa mucca celestiale (kamadhenu), perché andate a comprare latte dal lattaio? Perché andar mendichi in cerca di frutti o fiori più piccoli, quando disponete dell’albero che soddisfa ogni desiderio (kalpataru)? Se siete sul monte Meru, perché andate in cerca di eroe argento? Quando avete l’Eterno e Supremo Spirito (Paramatma) che vi da la devozione e vi libera, perché vi attaccate alla vita di famiglia?I devoti odierni si trovano nella situazione di coloro che, pur disponendo già di un albero che soddisfa ogni desiderio, spargono semi qua e la per ricavarne una pianticella.

Due furono le risoluzioni prese da Bali: offrire qualsiasi cosa gli venisse chiesta, chiunque fosse a chiedergliela, come fosse offerta a Dio e mantener fede alla parola data. L’imperatore Bali fece questa dichiarazione: “esiste un peccalo più grave del mancar di parola? In qualunque problema v’imbattiate, mantenete sempre la parola data, a costo di incorrere in sofferenze fisiche. Mai e poi mai mancate di parola!” Per qu esto motivo Bali viene ricordato come colui che aderì alla verità in qualsiasi circostanza. L’impero della mente

Chi può dirsi imperatore? Uno che ha conquistato una gran quantità di territori? Un giorno Shamkara raccolse intorno a sé i suoi discepoli e chiese loro: “Chi è un vero conquistatore?” Vari furono i modi con cui i discepoli risposero.

Uno disse: “Grande è chi ha scalato tutte le vette”. Un altro disse: “II corsaro che ha attraversato tutti gli oceani”. Un terzo: “La vittoria arride a chi ha conquistato tutti i regni”.

“Costoro non hanno vinto – spiegò Shamkara – solo chi ha domato la mente è un vero vincitore. Se manca il dominio del la mente, tutto il resto si riduce ad un bel nulla”.

Hiranyakashipu aveva conquistato tutti i mondi ed aveva il controllo sui cinque elementi. Suo figlio Prahlada gli pose la seguente domanda: “Tu che hai conquistato tutti i mondi e hai pieno potere sui cinque elementi, come puoi considerarti conquistatore se non hai il controllo della mente?”. Verità nelle promesse e nell’imparzialità

È una vera qualità umana quella di sapersi attenere alla parola data. Non sarà mai una buona qualità promettere una cosa al mattino e venir meno ad essa entro sera. La verità è la vita stessa di ogni parola. L’esercito è la vita stessa di una fortezza. L’onore è la vita stessa di una comunità. Una firma è la vita stessa di un impegno. Di che utilità sarebbe un compromesso senza firma?

Così pure una parola non fondata su verità val tanto quanto una parola morta. In tempi antichi gli imperatori erano disposti a sacrificare la loro esistenza pur di mantenere la parola data. L’imperatore Bali fu uomo di verità, visse per il bene del suo popolo, per il benessere dei suoi cittadini, cercando di instradarli sulla via della verità. Fu disposto a tutto e svolgeva il suo ruolo tenendo costantemente fede a questi due propositi. Anche il nonno di Prahlada aveva tutte queste virtù.

Un giorno Virochana, figlio di Prahlada, ebbe una discussione con Sudhanva, figlio del saggio Angiras. Tra i due nacque una disputa e fu necessario portare il dissidio di fronte ad un giudice, perché stabilisse chi aveva torto e chi ragione e Sudhanva segnalò Prahlada come miglior giudice; perciò, si recarono entrambi da lui.

Fu però premessa una condizione: chi ne usciva sconfitto avrebbe dovuto porre la propria vita nelle mani del vincitore. Prahlada prestò attenzione alle argomentazioni di entrambe le parti, osservando con estrema imparzialità ogni norma in ossequio alla giustizia. Alla fine, la sua sentenza fu emessa: Virochana, suo figlio, era colpevole. Il figlio di Angiras avendo riconosciuto l’equità nella conduzione di quell’atto di giustizia, decise di restituire il diritto di vita al figlio di Prahlada, sebbene spettasse ormai a lui.

Da tempi immemorabili la gente ha attribuito importanza alla verità, che è la stessa forma di Dio. Sostenerla e difenderla costituisce lo scopo della vita. Crescete in bontà, diffondete la verità. Ciò che conta maggiormente è il dovere di far sbocciare la vita.

Incarnazioni del Divino Amore, qualunque cosa dovesse capitare, foss’anche il sacrificio della vita, non mancate mai alla parola data e percorrete il sentiero della verità. Questa è la quintessenza di ciò che disse Bali. Egli promise che avrebbe offerto il suo regno, ogni suo avere e perfino se stesso a chi fosse giunto da lui. Il precettore Shukra chiamò Bali da una porta secondaria per avvertirlo che la persona che stava arrivando lo avrebbe messo alla prova; “Con la tua promessa – gli disse Shukra – perderai il regno e la vita”.

Prestate la massima attenzione alla risposta dell’imperatore: “O maestro, io so e tu pure sai che Narayana in persona è sceso per porgermi la Sua mano, quella Mano che racchiude tutto il creato. Si può forse costruire un tempio all’Essere Supremo che racchiude in Sé il Cosmo? Si può far luce ad una Luce che splende col fulgore di mille soli? Si può dare un nome a Colui che è in tutto? Si può offrire del cibo a Colui che ha nello stomaco l’Universo intero? Il mondo crede che si tratti solo di un piccolo essere:non ha compreso la Sua Realtà. La gente crede che si tratti di un’anima qualunque, ma io so che si tratta della Discesa di Dio (Avatar). È la mia più grande fortuna che il Signore sia venuto e mi chieda qualcosa. La Sua Mano può assicurare protezione a chiunque: è una Mano che può estinguere ogni difficoltà e problema nella gente di tutto il mondo. Quale onore poter elevare la mia mano verso di Lui, mentre Egli mi porge la Sua aspettandosi qualcosa da me. L’incontro di queste due mani significa l’unione dell’anima individuale (Jevatma) con l’Anima Universale (Paramatma). Oh, maestro! E’ questo il caso in cui avviene questa unione e non darò retta a nessuno che voglia frapporsi tra me e Lui.”

L’imperatore Bali fu una grande anima che conobbe il sacrificio. Egli merita ogni venerazione e sul sentiero spirituale è superiore a chiunque altro. Tutti lo considerano come l’incarnazione dell’Amore. Amore e odio verso l’Avatar

Che cosa si deve intendere per “discesa di Dio”? Mosso a compassione e per amore il Signore scende tra gli uomini, si mette al livello degli esseri umani. Oltre ad incarnarsi con Coscienza Divina, si incarna anche con una coscienza umana. Io sono Colui che ha consacrato insieme questi due tipi di coscienza, divina ed umana.

Al giorno d’oggi, quando il Signore chiede qualcosa, la gente gira i tacchi e se ne va via. Il Signore non ha bisogno di nulla dal mondo, lo non traggo alcun piacere, alcun divertimento, alcun profitto da questo mondo.

Perché dunque Mi sono preso questo impegno?
Perché Mi do tanto da fare per i devoti?
Perché faccio sorgere tante organizzazioni?

Oh, Partha, questo fa parte del Mio dovere: proteggere e salvare tutti quanti. Ho dato inizio a parecchie attività con l’unico scopo di salvare l’umanità. Ma gli uomini, non riconoscendo questa verità, perdono di conseguenza un’opportunità d’oro e stanno cadendo in una grande sventura. L’egoismo è alla radice dell’attuale stato di cose. Prima o poi, la gente riceverà il cibo adatto ai loro pensieri. Abbiate dunque buoni pensieri adesso per poter godere gioia e prosperità in futuro. La finalità ultima è santificare la vita umana.

Vi citerò un esempio. Trivikrama, assunta la torma di un nano, si presentò a Bali per chiedergli qualcosa. Il suo fulgore e la sua leggiadria erano tali che Ratnavali, figlia di Bali, pur vedendolo da lontano, esclamò: “Chi è mai costui dotato di tanta bellezza e splendore? In questo corpo c’è ogni bellezza. Chi è costui che possiede tutte le sedici qualità divine? Se potessi averlo per figlio, proverei un’immensa gioia al solo guardarlo, nel coccolarlo, nell’allattarlo e in tanti altri modi mi prenderei cura di lui. Perché non mi è nato come figlio? Quanto vorrei che lo fosse!”. Così lasciò che la mente fantasticasse.

In quel mentre non si accorgeva di che cosa stesse facendo Vamana. Davanti a tanta bellezza perse coscienza e, quando finalmente si riprese, scoprì che Vamana stava salendo sulla testa dell’imperatore Bali. Aveva preso la forma di Trivikrama. La qual cosa fece adirare Ratnavali: “Chi è costui che osa calpestare mio padre?”.

Mentre in un primo tempo era tutta presa dalla gioia e dall’immaginazione, immediatamente dopo fu colta dalla rabbia. “Mio padre è l’imperatore! Questo nano non è altro che un pezzente. Potrà mai osare tanto un miserabile, mettere il suo piede sulla testa di mio padre?”.

Quindi, lo rincorse giurando che l’avrebbe ucciso, mentre il padre cercava di calmarla. Nel giro di pochi istanti provò due sentimenti contrastanti: prima amore, poi odio. Questa instabilità è una qualità diabolica. Ed è un comportamento che trova riscontro anche in situazioni attuali: un momento prima si prova amore e si adora Swami, subito dopo Lo si detesta. Entrambi questi sentimenti nascono da una reazione che si produce all’interno dell’animo Umano. Ratnavali ebbe esperienza delle conseguenze dei suoi sentimenti. Di desiderio si rinasce

Nello Dvapara Yuga, allorché Narayana si incarnò come Krishna quella stessa Ratnavali che aveva il desiderio di offrire il proprio latte a Vamana, si incarnò nella forma di Putan per allattare Krishna. Il suo desiderio fu esaudito. La sua intenzione era uccidere Krishna, ma fu lei stessa a rimanere vittima di Krishna. Questi due desideri – allattare e uccidere Krishna – furono la causa del suo reincarnarsi. Dovrete rinascere per esaudire ogni nostro desiderio e pensiero.

L’imperatore Bali affermò: “Dovrò rinascere tante volte quanti sono i miei desideri. Dammi, Ti prego, con la tua benedizione, quella capacita di pensiero che mi impedisca di tornare a rinascere”. Ed il suo desiderio fu esaudito per intervento di Vamana.

Bisognerebbe avere solo dei pensieri santi ed essere sempre pronti a donarsi totalmente a Dio. Dopo tutto, che cos’è la vita? Una bollicina d’acqua. Tuttavia l’uomo ha dei doveri da compiere nella vita. Qualunque attività intraprendiate, consideratela un lavoro fatto al servizio di Dio. L’universo intero andrebbe considerato sempre come un’espressione di Dio. Quando si capirà che, sia a livello individuale, sia nella vita della nazione, le differenze si riconducono all’unita, allora si vivrà nella pace e nella prosperità.

Nel mondo odierno avanzano sempre più divisioni e discriminazioni ed è per questo che tra le persone cresce smisuratamente l’odio. Il mondo è ormai divenuto un dominio di pazzi. Le nazioni vivono nutrendosi di follie. Si uccide senza alcuna considerazione per il prezioso valore della vita. Gli uomini sono disposti a sacrificare qualunque cosa, tranne l’ego. Essi desiderano i frutti di azioni buone, ma non ne compiono assolutamente. Dicono:

“Non mi va di cogliere i frutti del peccato”, ma intanto non fanno che commettere azioni peccaminose. Rifiutano le conseguenze del peccato, ma non vogliono smettere di commetterli. Che frutti potrete cogliere, se non avete seminato con azioni meritorie?

La quantità d’acqua che il vostro secchio potrà contenere non dipenderà certo dalle dimensioni dell’oceano, né da quelle dello stagno a cui attingete. C’è mai stato qualcuno in grado di annullare i risultati delle proprie azioni? È possibile sfuggire alle conseguenze del proprio operato? Riuscirete ad evitare il vostro karma invocando Ganapati o altre Divinità, rifugiandovi nella foresta e sottoponendovi a penitenze rigorosissime? Qualunque cosa facciate, il risultato è inevitabile: ma non c’è bisogno di perdersi d’animo per questo.

Se otterrete anche un solo granello di Grazia Divina, tutto può essere dissolto. Una sola scintilla di fuoco può mandare in fumo un’intera montagna di cotone. Se offriste tutto al Signore, qualunque peccato commesso, qualunque sbaglio verrebbe neutralizzato.

Ma se il vostro pentimento non nasce dal profondo del cuore, niente e nessuno vi verrà in soccorso. Potrebbe accadervi di dover soffrire in futuro, in vecchiaia o in qualunque altro momento della vita, proprio perché non si possono evitare i frutti delle azioni. È una follia ritenere che si possa rimanere sempre giovani, belli per mantenere sempre in piena forma il vigore dei sensi. Che cos’è la vostra bellezza? È l’esuberanza dei sensi? La bellezza svanirà come nuvole. E come il buio segue il fulmine, così sarà della gagliardia dei sensi. Vi giocate la fede prestando troppa fiducia in cose effimere. Che cosa ne ricaverete? Che cosa otterrete con l’occuparvi di queste cose? Trascendere i sensi e vivere secondo virtù

È forse solo il denaro lo scopo dell’istruzione? L’educazione, nel suo complesso, ha lo scopo di farvi conseguire virtù, perché una vita senza valori è inutile. Anche i cani, le scimmie e gli asini provano i piaceri sensuali. Dove sta la grandezza dell’educazione? Nel far sbocciare le virtù. Le buone qualità, i buoni pensieri, le buone azioni sono il risultato di una vera educazione. Qualunque tipo di educazione deve mirare al perseguimento delle virtù e della buone qualità. Con vari episodi si fa la descrizione della vita di Bali.

Ebbene, state sperimentando anche una sola delle sue grandi qualità nella vostra esistenza? Bali promise che sarebbe ritornato una volta all’anno nella festa di Onam. Per questa festa si preparano con tanta gioia vari cibi. Si fa tutto questo per festeggiare Bali, che in questa giornata dovrebbe venirci a trovare, ma in realtà fa piacere a noi. Onam assumerà significato e santità solo quando offrirete il vostro cuore al Signore.

Bisogna dimostrare la purezza del cuore. Ciascuno nella propria vita deve mettere in pratica quelle qualità e quei sentimenti che resero grande Bali. In quanti modi Bali si rese utile? Quanto soffrì e lottò per il bene del suo regno? Egli aveva anteposto il benessere del proprio popolo. Oggi, persino tra gli idealisti, non c’è tanta dedizione. Bali amava anche i peccatori. Oggi invece non c’è amore tra fratelli nemmeno quando si vive sotto lo stesso tetto.

Accrescete l’amore. Rinunciate alle differenze che si basano sul ceto e sul credo religioso. Sviluppate l’unione fra tutti, la fratellanza tra gli uomini e la paternità di Dio. Credete fermamente di essere tutti figli di Dio. Solo la Divinità può capire e sperimentare questo e lo stato dell’essere divini si può solo sperimentare.

Incarnazioni del Divino Amore, sebbene nati nella sacra India e chiamati Indiani, se non si rende un nobile servizio alla società, non si merita assolutamente quel nome. “Questa è la mia madre terra, questa è la mia madre lingua, questa è la mia religione” si va dicendo, ma se non si rispettano in pratica quei valori, ci si riduce ad esser peggio di un cadavere. Dobbiamo proteggere le nostre tradizioni ed il nostro patrimonio culturale e condividere con gli altri le qualità divine. Attualmente c’è bisogno di questo. Il giorno in cui l’unità regnerà sulla molteplicità, fra tutti si diffonderà questo senso di unione e si gusteranno quei divini sentimenti, allora la nostra nazione potrà godere pace e prosperità. Elogi ai Keralesi

I cittadini del Kèrala sono assai fortunati. Nonostante i cambiamenti politici verificatisi in quel particolare stato, essi continuano ad attenersi alle antiche tradizioni. Osservano puntualmente le festività della tradizione religiosa e i loro cuori sono colmi di amore per il Signore. A volte le circostanze impediscono loro di manifestare questa devozione, ma dentro di loro ve n’è in abbondanza. Ed è per questo che, anno dopo anno, festeggiano con gran gioia questa solennità, Onam.

Vi porto solo un piccolo esempio per dimostrarvi quanto profonda sia la loro devozione. Nella nostra India ci sono da 18 a 20 stati: il loro numero cresce continuamente, per cui non si sa bene quanti siano. Fra tutti questi stati, la devozione dei Keralesi spicca più di ogni altro e lo dimostra il fatto che essi sono gli unici a voler festeggiare questa importante ricorrenza a Prashanti Nilayam, accompagnando sempre tante nuove persone, sebbene non manchino i disagi. Ecco una prova di devozione! Il loro entusiasmo è motivo di ispirazione per gli altri.

Il Giudice di Corte Suprema, Shre Jagannadha Rao ed il Ministro dei Trasporti del Kèrala Mi hanno pregato perché faccia una visita al loro paese. In questa circostanza della festa di Onam voglio darvi la buona notizia che, tra non molto, intendo visitare il Kèrala, incontrarMi con la sua gente e partecipare ad essa la Mia gioia. È una promessa!

Prashanti Nilayam, Auditorium Purnachandra, 24 agosto 1991

Festa di Onam

da: Mother Sai n. 1/92