18 Luglio 1981 – Gli Istituti Sai

18 Luglio 1981

Discorso Divino di Bhagavan Sri Sathya Sai Baba

Gli Istituti Sai

[1] L’uomo è in grande misura mente, e la mente è un complesso di pensieri. Ebbene, i pensieri determinano la vostra sorte. Voi state sperimentando gli effetti e le conseguenze delle azioni provocate dai vostri pensieri. Perché oggi il mondo non è come dovrebbe es-sere? La ragione è che le vostre azioni non sono come dovrebbero essere. Perché si compiono tali azioni? Perché gli individui alimentano pensieri sporchi e inquinati che poi li conducono su strade sbaglia-te? Il rimedio, dunque, sta nel trasformare e riformulare quei pensieri in modo che divengano puri, sacri, orientati al distacco e al servizio al prossimo. Ogni azione è sollecitata da un desiderio. Ad esempio, quando un individuo si reca al mercato è per fare provviste e quando ritorna a casa la sua azione è compiuta e lo scopo raggiunto. Lo studente va a scuola per acquisire un’educazione. Anche la più piccola azione è compiuta in vista di un obiettivo. Voi dimenticate, però, che anche l’importante attività di vivere sulla Terra per anni e anni deve avere uno scopo, un proposito, deve essere motivata da un forte desiderio.

[2] Per chi e per cosa si vive? Nessuno si pone queste domande e nessuno cerca una risposta. Molti rispondono orgogliosamente che vivono solo per sé stessi, ma ciò è completamente sbagliato; indaga-te ulteriormente e vi diranno: “Io mangio quando ho fame, bevo quando ho sete, respiro l’aria di cui ho bisogno, mi bendo il piede se è ferito, prendo dei farmaci se sono ammalato: in definitiva, vivo per me stesso.” Se pensiamo che due persone che dormono nel me-desimo letto fanno sogni differenti, ci rendiamo conto che ciascuno vive una vita particolare e unica. Consideriamo però il comportamento di uno di questi individui; mentre chiede al suo direttore un impiego migliore di quello che gli è stato dato, egli dirà: “Signore, io devo pensare a mia madre, a mio padre e ai miei quattro figli! Inoltre, ho una moglie. Come faccio a mantenere così tante persone? Per favore, mi dia un salario più al-to!” Allora, per chi sta lavorando? Perché chiede un aumento di sti-pendio? Non sente forse la responsabilità di mantenere i suoi fami-liari nell’agio? In realtà, quest’uomo lavora sia per sé sia per la sua famiglia. Ma non è tutto! Fate alla persona in questione un’altra domanda: “A Praśānti Ni-layam si celebra la ricorrenza di guru pūrṇimā, e noi stiamo per an-darvi. Vuoi venire con noi?” Egli risponderà: “Che peccato! Ho esaurito tutte le mie ferie e quindi non posso unirmi a voi.” Invece, se sua moglie dovesse ammalarsi improvvisamente, egli la farebbe ricoverare in ospedale e prenderebbe un permesso di quindici gior-ni rinunciando al salario. [3] Facciamo un altro esempio. La stessa persona è seduta davanti al suo piatto preferito e, mentre s’accinge a gustare il primo boccone, qualcuno irrompe nella stanza gridando: “Tuo figlio è finito sotto le ruote di un autobus!” L’uomo getta via il piatto che tanto gli piace, dimentica la fame che gli rodeva lo stomaco e si precipita sul luogo

dove è avvenuto l’incidente. Egli ama il figlio più di sé stesso e cor-re freneticamente per salvargli la vita. Dunque, l’affermazione che egli vive solo per sé è ovviamente sbagliata: infatti egli vive per sé e per la sua famiglia. La vita della maggior parte delle persone è centrata solo attorno a sé stessi e alla famiglia, e anche uomini molto colti e i leader politici non fanno eccezione. Questa visione ristretta è la causa di tutti gli infiniti problemi che tormentano il mondo. I vostri doveri e le vo-stre responsabilità non sono limitate unicamente a quelle due entità, bensì dovete crescere e assumervi impegni ben più vasti. Quando un villaggio o la città in cui vivete sono colpiti da una ma-lattia infettiva, la gente s’incontra per decidere le contromisure da prendere, e il tale che affermava: “Io vivo per me stesso” è ora inca-ricato di attuare quei provvedimenti. In quel momento, egli non vi-ve solo per sé e per la sua famiglia ma anche per i suoi concittadini poiché sente che qualsiasi disgrazia colpisca la città sarà anche una calamità personale. Dovete quindi preoccuparvi anche della società nella quale vivete. La vita umana si svolge in gran parte nell’ambiente sociale: la nasci-ta, il luogo di residenza, la morte sono legate alle condizioni sociali. Senza la comunità, l’uomo non potrebbe sopravvivere; questa è la verità e costituisce un suo particolare privilegio. [4] La cicogna dal lungo becco non è mai turbata pensando alla tri-ste sorte delle creature che ingoia. Analogamente, gli studenti d’og-gi sono altrettanto indifferenti nei confronti della società che li so-stiene, la quale si aspetta di ricevere la loro gratitudine. Ciascun individuo deve prepararsi a promuovere la felicità di altre dieci persone. Gli studenti devono decidersi a prendersi cura della società così come farebbero con la loro stessa vita; questo atteggia-mento comporta la rinuncia ai propri sogni di profitto, ma solo l’at-titudine alla rinuncia può santificare l’esistenza. Gli studenti parlano tanto di amici e di amicizie, ma cosa intendono con ciò? Essi intendono seguire una via facile che porti verso sentie-ri viziosi, che non li spinga ad adottare attitudini sante e a percorre-re sentieri spirituali. L’amicizia deve servire come la palpebra serve per l’occhio, come i sandali per i piedi. L’amico deve essere ‘un altro me stesso’, deve provare la gioia e il dolore con la medesima inten-sità dell’altro. [5] Gli amici devono essere come il latte e l’acqua. Ora vi spiegherò quest’affermazione: se scaldate del latte, nel quale è contenuta una piccola quantità di acqua, quest’ultima evaporerà e, a causa di tale separazione, il latte bollirà e tracimerà. Il solo modo per farlo sbolli-re è di versare nel contenitore un cucchiaio o due d’acqua, così il lat-te sarà contento perché non riesce a tollerare la separazione dalla sua ‘amica’. Oggi, gli amici invece non si attaccano a voi, ma al vostro portafo-glio o a qualche vantaggio che possono ricavare grazie alla disponi-bilità di vostro padre. Quando il vostro portafoglio sarà vuoto, o vostro padre non occuperà più una posizione di potere, vi salute-ranno senza indugi. Questi amici che cercano di trascinarvi nel vi-zio e nelle cattive abitudini si aggirano in cerca di vittime. Un proverbio Telugu dice: “Ancor prima che la verità si sia allaccia-ta le scarpe, la menzogna ha già fatto il giro del mondo.” La men-zogna viaggia veloce e i falsi amici si attaccano ancor più rapida-mente, mentre la verità si rivela solo lentamente facendosi strada attraverso le nubi del diniego e del dubbio. Gli studenti devono coltivare la gratitudine, la compassione e la tol-leranza. La solidarietà verso gli afflitti è una qualità umana fondamentale e i giovani devono sviluppare il sentimento della gratitu-dine. Voi siete grati a chi vi dà del cibo quando la fame vi tormenta, al medico che vi cura, all’amico che vi aiuta a uscire da una crisi, al funzionario che vi offre un posto di lavoro quando ne avete dispe-ratamente bisogno, ma siete forse grati a Dio che vi ha dotato di un corpo dalle straordinarie qualità e vi ha dato la capacità di vivere attraverso lo scorrere del tempo? Alessandro il Grande espresse la sua gratitudine alla madre per il corpo che gli aveva dato, ma disse anche che Dio, che aveva per-messo alla madre di mettere alla luce quel corpo, doveva essere rin-graziato ancora di più. [6] La gioventù è quello stadio della vita in cui la minima scivolata verso l’errore comporta il disastro. In realtà, i pensieri determinano il progresso nella vita. Voi pianificate di diventare ricchi, perché pensate che le persone ricche siano molto felici. I ricchi hanno cibo in abbondanza, ma non hanno appetito; esercitano il potere sugli altri, ma sono dominati dalle malattie; hanno molti servitori, ma non riescono a vivere in pace. Mirate piuttosto ad arricchirvi di virtù, devozione e dedizione alle buone cause. Arricchitevi di un nobile carattere, seguite fermamen-te la verità, la rinuncia, il puro amore e il servizio disinteressato: questi sono gli elementi fondamentali del carattere. Seguite i detta-mi della vostra coscienza e non sbaglierete mai. Oggi gli studenti credono che tutto ciò che serve sia studiare, ma il test per ottenere cultura ed erudizione è il seguente: le parole che pronunciate sono dolci e gentili? Pianificate ed eseguite opere buo-ne? Quelli che sono istruiti s’interessano della società e si adopera-no per raggiungere il suo bene? Sono grati a chi favorisce il loro be-nessere e la felicità? Questi sono i veri test a cui sottoporsi, non con-ta il numero dei libri letti e delle lauree collezionate.

Considerate gli eruditi d’oggi: sono schiavi della cupidigia, del so-spetto, dell’invidia e inclini alla faziosità. Mancano di ferme con-vinzioni, così non riescono a dormire né ad apprezzare il cibo, per di più l’uno sospetta l’altro. La ragione di questa deplorevole situa-zione è che tali individui non possiedono una visione spirituale né esperienza al riguardo. [7] Un tale pregò così a lungo e con tanta sincerità Lakṣmī1, che la Dea decise di seguirlo a casa e di rimanere là, ma a un’unica condi-zione; perciò gli disse: “Non girarti a guardare indietro, se ti girerai per cercare di vedermi, sparirò all’istante.” Egli acconsentì, e s’in-camminò verso casa. L’uomo udiva il tintinnio delle cavigliere di Lakṣmī e la sua lieve risata; tuttavia, il sospetto lo attanagliava. Era davvero la Dea, quella che lo stava seguendo? Allora si voltò a guardare, e Lakṣmī scomparve alla sua vista. Anche voi siete tormentati dal dubbio; voi fate il vostro dovere, ma vi chiedete se i vostri bisogni saranno soddisfatti. Questo è un se-gno di debolezza; infatti la ricompensa è certa, ma allora perché esi-tare? Siate soddisfatti di avere fatto bene il vostro dovere, non tra-scuratelo mai. Oggi, persino chi viola la legge e si comporta in modo malvagio si appella alla legge e ne chiede la protezione, quando vengono toccati i suoi interessi. È davvero una situazione tragica! Sai ha notato che simile tendenza dilaga in tutti i Paesi, ed è per porre fine a tale malvagità che Sai ha aperto diversi istituti educati-vi. Qui i giovani devono imparare l’arte della rinuncia e acquisire

un carattere nobile: questi sono i due occhi che li guideranno con sicurezza nella vita.La rinuncia è la chiave d’oro che apre la porta della liberazione. Una persona colta non dovrebbe godere nell’acquisire e nell’accu-mulare ricchezze e proprietà. Sai fa ogni cosa solo per il vostro bene e per insegnarvi ideali sublimi, ma poiché la vostra capacità di comprendere il proposito di fondo è limitata, potreste giungere a delle conclusioni errate. Sai non ha costruito istituti e ostelli costati decine di milioni di Ru-pie per mettersi in mostra. Nel mondo ci sono milioni di istituti su-periori, ma le scuole di Sai hanno come finalità la formazione di giovani che vivano esistenze ideali. Se gli studenti assorbissero le idee giuste e s’inserissero nella società con l’anelito di servire, dimostrerebbero che sono degni della loro umanità. Chiedetevi se meritate la natura umana che avete ricevu-to. Le caratteristiche umane, delle quali voi dovreste essere l’esem-pio, sono l’umiltà, la disponibilità a servire e la compassione per le sofferenze altrui. [8] Un giorno, un conoscente chiese a Bala Gangādhar Tilak, che fu un intrepido combattente per l’indipendenza dell’India: “Signore, voi siete in prima linea nella lotta per l’indipendenza. Avete affer-mato che la libertà è un nostro diritto di nascita e che la otterremo. Ebbene, quando saremo indipendenti, accettereste di diventare il Primo Ministro dell’India libera, oppure di dirigere il dicastero del-le finanze?” Tilak rispose: “Mio caro amico, se per uno straordinario colpo di fortuna l’India dovesse ottenere l’indipendenza, ritornerei a lavorare all’istituto superiore che ho fondato molto tempo fa a Puna per fare, come una volta, l’insegnante di matematica. Non mi piace diventare un leader, preferisco invece preparare ogni anno un centinaio di leader. Desidero essere un creatore di re, non il re.”

L’insegnante offre, lo studente riceve. Il docente deve avere molto da insegnare, e l’allievo deve sentire un profondo bisogno di ap-prendere. Se una cisterna è colma, l’acqua scorrerà fuori quando si apre il rubinetto, ma la cisterna deve possedere un serbatoio molto capiente. Nelle sue memorie, Kālidāsa2 ha narrato un episodio che è molto calzante a tale proposito. Due eminenti studiosi erano impegnati in una sfida dialettica ed esponevano le loro argomentazioni e contro-argomentazioni per il diletto dell’imperatore Bhoja e dei suoi corti-giani. Nessuno dei due però riusciva a superare in perspicacia l’al-tro nonostante il dibattito si prolungasse da diversi giorni, tanto che i presenti temevano che non ci sarebbe stato alcun vincitore. Kālidāsa, allora, suggerì una via d’uscita; egli sapeva come scoprire quale dei due fosse il migliore. Propose quindi al re di organizzare una competizione tra i discepoli dei due paṇḍit, e di dichiarare vin-citore il paṇḍit i cui allievi avessero dimostrato di prevalere sui di-scepoli dell’altro. I giovani erano pronti ad accettare la sfida e ad affrontare gli avversari in un dibattito. Da questo esempio si può dedurre che solo un grande maestro può formare un grande discepolo. Oggi, sia gli studenti sia gli insegnan-ti diventano preda della pigrizia. Essi non lavorano con entusiasmo e, per un lavoro da un centesimo, richiedono cento Rupie. La piega ben stirata del loro abito non si deve stropicciare, esigono di sedersi comodamente sotto un ventilatore oppure in un ufficio con l’aria condizionata e vogliono assolutamente essere pagati mille Rupie al mese; c’è forse uno stile di vita più deleterio di questo? Persone si-mili rovinano la nazione!

La gente non vuole lavorare ma pretende soldi a palate: non è forse avidità questa? Ma da chi ottengono tutti quei soldi? “Dallo Stato” – rispondono. Ma chi paga lo Stato? Tutta la popolazione, non è vero? L’educazione che ricevete deve forse servire a derubare il popolo? Studenti, non nutrite idee scellerate e non seguite sentieri nefasti. Guadagnate i soldi con il vostro duro lavoro e con il sudore della fronte, solo così voi e la vostra famiglia potrete vivere bene e feli-cemente. Ecco un altro punto importante: dovete capire bene l’affetto che Sai riversa su di voi. Sai si prende cura di voi, i Suoi teneri figli, ha co-struito per voi questi magnifici edifici e vi concede tutto l’aiuto di cui avete bisogno e, in cambio, non si aspetta di ricevere gratitudine da voi. Lo scrittore di lingua hindi Prem Chand non riusciva a togliersi dal-la mente il dolore che aveva provato quando suo figlio minore non si era chinato a toccare i piedi dei genitori in segno di riverenza, come invece aveva fatto il maggiore; allo stesso modo, anch’Io sono assai addolorato quando imboccate la strada sbagliata e dimenticate la via reale che porta alla Verità, alla Rettitudine, alla Pace e al-l’Amore. Mi sento ferito nel vedervi sciupare il periodo più prezioso della vi-ta e sono preoccupato per il vostro futuro, unicamente per amor vo-stro. Io non vengo lodato se conducete una vita buona, né biasimato se prendete strade sbagliate; non m’importano lode e biasimo. Tene-te sempre presente il buon nome del vostro istituto, e ricordatevi che il mondo si aspetta da voi solo il bene. Fate in modo di consoli-dare in voi le due qualità della rinuncia e di un carattere virtuoso.

Praśānti Nilayam, 18.07.1981