14 Novembre 1975 – Amore e servizio

14 Novembre 1975

Discorso Divino di Bhagavan Sri Sathya Sai Baba

Amore e servizio

[1] Si racconta che un giorno un uomo vide un giovane che annaspava
nelle acque profonde di un lago: non sapeva nuotare e si dibatteva
affannosamente per salvare la vita. Senza mostrare la minima
solidarietà e senza fare il minimo sforzo per salvarlo, l’uomo
che lo guardava da spettatore ebbe l’audacia di chiedergli: “Dimmi,
quanto è profondo il lago?” Oggi la maggior parte della gente si
comporta così!
Uomini simili sprofondano nel tamas, sono troppo rigidi, legnosi e
ottusi, troppo insensibili e indifferenti. Solo se l’uomo si libera di
tamas, la qualità dell’indolenza e dell’inerzia, potrà elevarsi a rajas,
la qualità dell’attività, dell’emozione, devozione, compassione e
servizio. Infine quando s’innalzerà al livello sattvico, lo stato calmo
ed equilibrato della contemplazione, tutte le sue attività si trasformeranno
in disciplina spirituale. Vedo che qui ci sono migliaia di
giovani, uomini e donne, provenienti da tutti gli stati dell’India, che
sono membri del sevādal.
Poiché questa è la terza conferenza nazionale dell’Organizzazione
Śrī Sathya Sai Sevādal, è giunto il momento di valutare i risultati
finora raggiunti per verificare se il suo obiettivo fondamentale sia
stato realizzato.
Dai vari Stati abbiamo ricevuto i rapporti sulle diverse iniziative
svolte dalle varie unità di servizio sevādal. Devo dirvi però che
quando il sevādal esegue i compiti che gli vengono imposti, questa
non può chiamarsi devozione o dedizione. Il dovere svolto senza
amore è deplorevole; il dovere compiuto con amore è desiderabile;
se invece una persona adempie il suo dovere come atto di amore
perché quella è la sua natura, e non perché le viene imposto, allora
il dovere è divino.
[2] Desidero evidenziare un altro punto. Ogni capo commissione ha
ripetuto il resoconto delle iniziative prese dagli altri gruppi, quindi
c’è stata più imitazione che originalità nel concepire idee e progetti.
Eseguire qualcosa perché viene fatto anche in qualche altro luogo è
segno d’ignoranza.
I progetti devono soddisfare un bisogno locale, risolvere una difficoltà
regionale; devono nascere da necessità reali ed essere adatti
alle effettive condizioni locali. Bisogna tener conto se l’area in questione
è urbana o rurale, industriale o agricola, un centro di pellegrinaggio
o un insediamento civile, un’area in via di sviluppo o una
zona depressa, uno stanziamento tribale o un luogo di villeggiatura
collinare.
Chi prende a prestito le idee e i progetti sviluppati da un’altra regione
per metterli in atto è sicuramente soddisfatto di avere concepito
un programma concreto, ma la gente che ha aiutato starà meglio?
Sarà più felice? Quello è l’interrogativo che dovete porvi! Non
pensate alla notorietà o agli elogi che otterrete; pensate piuttosto ai
benefici che gli altri potranno derivarne. Non agognate a farvi pubblicità;
aspirate piuttosto a vedere la gioia che illumina i volti delle
persone che avete aiutato.
Il servizio disinteressato vi porta più vicino a Me. Il vostro cuore,
che è simile a un fiore, riceve il profumo del servizio che svolgete, e
quindi mi è molto gradito. L’amore è l’essenza di quel profumo.
[3] Attraverso il servizio comprenderete che tutti gli esseri sono onde
dell’Oceano del Divino, nessun’altra disciplina potrà indurvi all’incessante
contemplazione dell’unità di tutti gli esseri viventi. Così
sentirete il dolore dell’altro come vostro, parteciperete al successo
dell’altro come fosse vostro. L’essenza del servizio è vedere tutti
come voi stessi e voi in tutti. Rendere servizio fa languire l’ego e lo
esaurisce per mancanza di cibo, vi rende umili di fronte alle sofferenze
altrui e, quando accorrete per portare soccorso, non calcolate
se la posizione sociale o economica di chi state aiutando sia elevata
o bassa. Anche il cuore più duro s’intenerisce e si addolcisce grazie
alle opportunità che il sevādal offre. Il servizio è prescritto come uno
dei nove stadi che conducono alla realizzazione. Dovete quindi essere
molto attenti e cogliere tutte le occasioni per servire gli anziani,
i malati, i disabili e gli afflitti.
Tenere in mano un frutto è solo il primo stadio; dovete mangiarlo e
digerirlo per sentirvi bene ed essere in buona salute. Analogamente,
portare un foulard attorno al collo e un cartellino d’identificazione è
solo un simbolo della gioia che proverete quando renderete servizio
al vostro prossimo. Qualsiasi lavoro vi venga assegnato, fatelo con
entusiasmo, comprensione e riverenza. Nel servizio non può esserci
né alto né basso, perché Sai è in tutti. A qualunque persona offriate
il vostro servizio, è Sai che lo riceve. Non rattristatevi se vi viene affidato
un compito che vi trattiene lontano da Me. Sappiate che Io
sono molto più vicino a chi mi invoca e vede Me in tutti gli esseri.
[4] Oggi il mondo è lacerato e diviso in fazioni e gruppi che si odiano
e si dilaniano reciprocamente. Nessun metodo viene considerato
abbastanza crudele se l’obiettivo è distruggere il proprio nemico.
Nessuno è consapevole dell’unità intrinseca, della perenne energia
del Divino che anima ogni essere vivente sulla terra.
Voi avete quindi il compito di dimostrare che tutto non è andato
perduto, che ci sono ancora persone che credono nella verità, nella
rettitudine, nella pace e nell’amore, che gli atti di servizio reso con
spirito di umiltà e riverenza rendono ancora la gente felice, e che il
giorno in cui la fratellanza dell’uomo e la paternità di Dio risplenderanno
si sta avvicinando sempre più.
Oggi tutti gli sforzi si concentrano sulla produzione di più alimenti,
sulla costruzione di più abitazioni e sulla creazione di più tessuti o
indumenti; invece l’uomo deve sforzarsi di manifestare più tolleranza,
più umiltà, più fratellanza, più compassione, ed essere più
consapevole della fonte della gioia e pace che risiede nel suo cuore.
L’India deve quindi essere all’avanguardia in questa avventura spirituale!
L’amore è ‘l’ammorbidente’ che ci vuole per i cuori più duri; senza
l’amore, libero, pieno, altruista, nessuna disciplina spirituale potrà
avere successo. Se non c’è amore, il canto dei bhajan è respiro sprecato,
il satsang è tempo sprecato, la meditazione è auto-inganno. I
bhajan, il satsang e la meditazione se eseguiti con una mente colma
di amore conferiranno pace, gioia e saggezza.
Quando la goccia di pioggia cade nel mare, prende il nome, la forma
e la natura del mare stesso. Così quando l’uomo si fonde con la
vasta moltitudine dell’umanità e si sente uno con tutti, assume il
nome, la forma e la natura del Divino. Qualunque azione compiate
come servizio, a chiunque la offriate, convincetevi che raggiunge il
Dio presente in quella persona: ‘īśvara sarva bhūtanām’, Dio è presente
in tutti gli esseri. Quindi quell’atto è ‘īśvara panam’, dedicato a Dio.
[5] Voi vi siete associati all’Organizzazione di Servizio sevādal nel
periodo più importante della vostra vita, poiché la giovinezza è lo
stadio della vita in cui l’autocontrollo, l’autoanalisi e lo sforzo individuale
sono indispensabili ma ben poco praticati. Quale immenso
potenziale di progresso va sprecato oggi a causa delle capricciose
stravaganze dei giovani! Se solo il coraggio, l’ottimismo, la forza e
la creatività dei giovani venisse convogliata in canali positivi, tutta
la comunità umana otterrebbe pace e prosperità.
I giovani vengono facilmente attratti da avventure selvagge, spavalderie
e fanatismi, si abbandonano a improvvisi mutamenti di
passioni ed emozioni e, in tutto il mondo, fluttuano sull’onda della
collera e dell’avventura. Il destino delle nazioni dipende dalla direzione
che i giovani prenderanno in questi momenti così turbolenti.
Essi non devono essere spinti sulla via dell’ipocrisia, della disonestà
e dell’avidità; devono invece agire in conformità a quanto dicono e
devono parlare in conformità a quanto pensano. I giovani devono
avere pensieri positivi, dire parole buone e compiere buone azioni;
questo conferirà loro gioia interiore e soddisfazione, inoltre li renderà
i degni figli e figlie di questo antico Paese.
Poiché siete membri del sevādal e volontari provenienti da tutti gli
stati dell’India e persino da oltremare, nei prossimi giorni dovrete
fare fronte a molte responsabilità; vi verranno assegnati numerosi
compiti e incarichi che dovrete considerare alla stessa stregua di
una disciplina spirituale. Venerate il dovere come Dio e impegnatevi
nel servizio, consideratelo non un lavoro faticoso e noioso, ma
come adorazione del Signore stesso. Il servizio a cui vi dedicherete
dovrà essere colmo di amore altruistico e vi compenserà, oltre a
darvi grande soddisfazione, con la contentezza e il benessere di tutti
quelli che avrete aiutato.
[6] Se quelli che servite non si sentono alleviati e più felici, perché
esultate per il servizio che vi viene concesso di offrire? Il vostro
obiettivo deve essere la gioia di chi avete aiutato! Non adagiatevi
pensando di aver fatto quello che gli altri si aspettano da voi; cercate
invece di scoprire se il servizio è stato svolto con intelligenza, nel
rispetto delle particolari condizioni di chi ne aveva bisogno.
Non pensate che sia un obbligo impostovi dalle regole dell’Organizzazione
o da chi è stato nominato vostro capo. Non crediate che
il foulard e il distintivo che indossate siano ostacoli alla vostra libertà;
essi vi vogliono soltanto ricordare la nobile missione a cui siete
stati iniziati, sono le chiavi che vi condurranno alla realizzazione
della Realtà attraverso la disciplina del servizio. Anche quando non
indossate il foulard e non esibite il vostro cartellino, dovete essere
vigili e desiderosi di rendere servizio a tutti coloro che ne hanno bisogno.
[7] L’uomo è dotato di sensi, ragione, sentimenti, passioni e distacco
in modo che possa stare alla larga dalle lusinghe dei piaceri e passare
la sua vita a soccorrere, servire, sostenere e salvare il suo prossimo.
Egli deve vivere per servire, non per godere dei sensi. Il distintivo
che avete sul petto deve aiutarvi ad allontanare l’ego che vi
tormenta dentro, a espandere il cuore e a concentrare tutta l’attenzione
sul Signore che risiede interiormente. Il distintivo va rispettato
finché lo supererete e sentirete che tutti gli uomini sono vostri
parenti; esso non va contaminato da cattive qualità come la rabbia,
l’egoismo, e da abitudini deplorevoli come fumare, bere, giocare
d’azzardo o bighellonare in luoghi impuri.
Non chiacchierate a vanvera e non discutete solo per il piacere di
dibattere, fate in modo che le vostre parole siano poche, eque e appropriate;
parole gentili aggiungono dolcezza alla vita. Anche se
venite coinvolti in discussioni, siate brevi e gentili. Alcuni di voi so-
no stati selezionati per svolgere il ruolo di capi e guide; pertanto seguite
le loro istruzioni senza obiezioni e senza sentirvi sviliti. Se
avete dei dubbi sull’adeguatezza delle loro direttive, parlatene solo
con i capi stessi, in uno spirito di cordialità, ma non ignorate né disprezzate
quelle direttive perché i leader devono tenere conto di una
situazione complessiva che a voi può non essere così chiara o comprensibile.
Persone provenienti da tutto il mondo, da oltre quarantacinque
Paesi diversi, parteciperanno alla Conferenza Mondiale,
perciò ogni errore, ogni manchevolezza nella fiducia o nello svolgimento
dei compiti che vi sono stati assegnati si rifletterà su questa
grande nazione.
[8] L’India è il Paese in cui è stata prescritta la triplice pratica spirituale
di: disciplina, devozione, dovere, e in cui ci fu il più grande
numero di fedeli nei secoli. Dovete quindi dimostrare ai visitatori
che tale dottrina è ancora onorata e osservata; ma non solo, dovete
tutelare anche il buon nome dell’Organizzazione Śrī Sathya Sai
Sevā. Da una parte dovete rispondere all’appello della madrepatria
e dall’altra al comando di Sai, che è la Madre stessa!
Si ritiene che Gaṇeśa abbia due Madri: Gaurī1 e Gaṅgā2. La prima,
Gaurī, è figlia dell’Himālaya ed è inglobata nella metà sinistra del
corpo di Śiva. Gaṅgā è un’altra figlia dell’Himālaya e trova posto
nei capelli intrecciati che formano la corona di Śiva.
Anche voi avete due Madri: Bhārat Mātā e Sai Mātā, la Madre India
e la Madre Sai. Dovete quindi emulare Gaṇeśa, non per la quantità
di cibo mangiato, ma per il Suo aspetto di Vināyaka3. Per diventare
come Vināyaka, ovvero un leader speciale, dovete essere per molto
tempo un servitore coscienzioso ed entusiasta, impegnato nel servizio
amorevole e disinteressato. Rendere servizio è la scuola migliore
per addestrarvi al comando, e su quei banchi di scuola dovrete eliminare
ogni traccia di avversione, collera e impazienza. L’orgoglio e
i pregiudizi personali vi metteranno il bastone tra le ruote quando
andrete a servire gli afflitti e i malati, tuttavia, non abbandonate la
fiducia e la fede nella giusta via che avete scelto. Ricordatevi che
siete un aspirante spirituale e che il servizio in cui vi siete avventurati
è la disciplina migliore e la più facile.
Se frequentate volontari o altri che non hanno fede profonda o
un’esperienza diretta dell’importanza del servizio, potreste rimanere
coinvolti in conversazioni che farebbero vacillare le vostre convinzioni,
perciò non permettete ai loro giudizi superficiali di minare
la vostra determinazione. State alla larga da persone simili, e lasciate
che verifichino i loro dubbi con l’esperienza diretta. Osservate il
loro scetticismo con indifferenza e date loro tempo per comprendere
e superare liberamente i dubbi che li assillano.
[9] La disciplina richiede la rigorosa osservanza delle regole, delle
direttive e dei regolamenti. Il senso del dovere darà risultati solo se
la disciplina viene osservata; la devozione a Sai e al Suo messaggio
è la base su cui nasce il senso del dovere, il quale a sua volta vi terrà
costantemente legati alla disciplina.
Non siate dei devoti a orario parziale che mostrano un certo stile di
vita quando indossano il foulard e il distintivo, ma ne hanno un al-
tro quando se li tolgono. Siate sempre aspiranti spirituali e ricercatori
attenti, non dimenticatevene, non cambiate!
Lungo la via del servizio che avete scelto non devono esserci ombre
di dubbi o deviazioni. Procedete con costanza e coraggio, tenendo
gli occhi fissi sulla meta: la Grazia del Signore. Siate concentrati a
sviluppare una mente umana, non una mente di scimmia; non saltate
dalla decisione all’indecisione, dall’accettazione al rifiuto. Siate
vigili e ispirati come esseri umani, non ottusi, lenti e incostanti come
bestie. Soprattutto, coltivate l’amore, esprimete amore, muovetevi
in mezzo agli altri membri sevādal con amore. Fate che l’amore
sia il vostro stesso respiro; lasciate che l’amore faccia sbocciare il loto
del vostro cuore.
Abbiate successo in tutte le vostre iniziative di servizio: questa è la
Mia benedizione per ognuno di voi!

Auditorio Pūrṇacandra, Praśānti Nilayam, 14.11.1975