[1] Voi siete chiamati Sevaka (volontari), perché siete impegnati nel servizio. Cos’è esattamente il Sevâ, servizio? E’ il modo in cui si manifesta la devozione, una conseguenza della devozione? E’ forse la causa della devozione o uno dei metodi attraverso i quali la devozione si esprime e si sviluppa? Né l’uno né l’altro. Il servizio non rappresenta il sine qua non della devozione e neppure il suo risultato; esso è proprio l’essenza della devozione, il vero respiro di un devoto, la sua natura intrinseca. Sorge dall’esperienza pratica del devoto, un’esperienza che lo convince che tutti gli esseri sono figli di Dio, che tutti i corpi sono altari dove Dio è installato, che tutti i luoghi sono la sua residenza.
[2] Considerate il servizio come la migliore disciplina spirituale, è una rara opportunità, che vi siete assicurati. Il lavoro da voi svolto in una così grande assemblea è di maggior beneficio per il vostro sviluppo spirituale che intere giornate di preghiera o di meditazione. Non pensate, tuttavia, che con il Sevâ possiate riformare o ristrutturare il mondo. Forse potreste riuscirci oppure no, ma non è importante. Il vero valore del servizio, il suo risultato più visibile è che esso riforma e ristruttura voi stessi. Praticate il servizio come disciplina spirituale, così sarete umili e felici. Non vantatevi di migliorare gli altri, migliorate voi stessi. Fate Sevâ come fosse un’estensione delle vostre preghiere e meditazioni, che si esprimono in atti pratici. Come potete contemplare Dio, che ama i poveri ed i sofferenti, e restare indifferenti quando poveri e sofferenti sono intorno a voi?
[3] Non do valore alla preghiera fatta a porte chiuse, né al girare rosari fra mani, che non sanno aiutare. Non apprezzo la meditazione che vi rende sordi all’agonia del dolore. La meditazione non dovrebbe indurire il cuore, ma intenerirlo come burro, che si scioglie al minimo contatto con il calore. Il servizio è una grande opportunità per vedere Dio come residente in tutti. Râma avrebbe potuto salvare Sîtâ senza l’intervento di altri, ma Egli decise di concedere alle schiere dei Vânara (scimmie) tale possibilità di servizio, poiché erano Dei venuti a richiedere quell’opportunità.
[4] Quando offrite il vostro servizio come Sevaka (volontari) – ne avete fatto esperienza in questi giorni – incontrate i più svariati tipi di persone: alcuni sono molto collaborativi, altri sono litigiosi, qualcuno fa opposizione, altri sollevano obiezioni, c’è chi minaccia o mette in dubbio le vostre motivazioni e la vostra autorità. Il contatto con loro è un bel insegnamento. Essi rafforzano il vostro carattere e vi educano ad accettare con uguale gioia lode e biasimo. Lasciate che vi chieda cosa desiderate più di tutto? La Grazia, non è vero? Anugraha (favore), non è vero? Finché le vostre parole ed azioni sono conformi a Sathya e Dharma (Verità e Rettitudine), fintantoché le vostre parole ed azioni sono addolcite da Prema (Amore) ed illuminate da Shânti (pace), non dovete avere alcuna preoccupazione: riceverete Grazia in ampia misura.
[5] Aiutare la gente ad avere il Darshan (vedere il Divino in forma umana) così ardentemente desiderato, è un lodevole servizio. Quali volontari, siete qui per aiutare la gente che si affolla in grande numero per avere il Darshan, non per impedirglielo. Dovete fare in modo che non circolino disordinatamente, non corrano in avanti o spingano i più anziani ed i più deboli. Fate in modo che si siedano silenziosamente nelle file, affinché possano avere un Darshan completo quando Io passo. Dovete aiutare gli infermi, gli anziani e gli ammalati ad entrare senza difficoltà e occupare i loro posti. Non precipitatevi voi stessi per il Darshan, come ho visto fare ad alcuni di voi, trascurando il compito assegnato. Non perdete la calma, siate dolci ed amabili qualunque sia la provocazione, con un sorriso sempre sul volto. Non interferite tra Me e quelli ansiosi di avere il mio Darshan. Essi potrebbero irritarsi e spingervi via, ed in quel caso non avreste diritto di replica. Rispondete invece con un sorriso, facendo le vostre scuse, dando una spiegazione gentile, accompagnata da un saluto a mani giunte.
[6] So che coloro che sono stati assegnati ai cancelli esterni o al giardino, al padiglione dei canti o al deposito delle scarpe, sono gelosi dei volontari, che stanno negli appartamenti interni della mia abitazione. Alcuni di voi vanno a spasso in città e non assistono ai bhajan. Ecco cosa ho da dirvi al riguardo. Non ho una marca speciale di Grazia per quelli che sono alla mia porta, né trascuro l’uomo che sta al cancello. Infatti, non conosco un “lontano” o un “vicino” geografico; i miei “lontano” e “vicino” non sono calcolati in base alla distanza fisica. Potete trovarvi al mio fianco ed essere tuttavia lontani; potete essere molto distanti, ma vicini al mio cuore. Per quanto lontano voi siate, se mantenete Sathya, Dharma, Shânti e Prema voi siete vicini a Me ed Io a voi. Ecco quali sono le pietre miliari, che segnano la via verso di Me.
[7] Quando i vostri occhi vedono un mango maturo sull’albero, la lingua ricorda il sapore, la mente lo desidera, la schiena si china, le spalle si curvano, le mani cercano una pietra, le dita l’afferrano, il braccio la scaglia, e quando il frutto cade, le mani lo raccolgono, i denti lo mordono e la gola lo lascia scendere nello stomaco. Esso viene poi convertito in nutrimento come compenso per lo sforzo fatto da tutte le membra ed inviato come energia agli occhi, alle spalle, alle mani, alle dita, ai denti e alla lingua. Analogamente, quando voi tutti collaborate per darmi gioia, il compenso della Grazia sarà concesso a tutti.
[8] Voi siete le Mie membra, nutriti da Me. Voi costituite il corpo di Sai. Sai vi fornirà il sostentamento ovunque voi siate, qualunque sia la funzione da voi svolta, a condizione che voi offriate a Sai le cose che Egli considera dolci e desiderabili, come virtù, fede, disciplina ed umiltà. Siate felici di essere membra del corpo di Sai. Non lamentatevi di essere il piede e quindi di dover camminare sulla dura terra. Non siate orgogliosi di essere la testa e quindi al di sopra. E’ lo stesso sangue, la stessa corrente d’Amore, che circola in entrambi; la funzione di ciascun arto è preziosa quanto quella di tutte le altre membra. Inoltre la loro funzione è unica, ricordatelo, perciò non abbattetevi. Il vostro ruolo è qualcosa di speciale, che soltanto voi potete svolgere. Non potete camminare con la testa; non potete pensare con i piedi. Qualunque sia la vostra posizione, guadagnatevi la Grazia con le vostre virtù, questo è il premio più grande.
[9] Non c’è ricchezza più soddisfacente dell’accontentarsi. Se avete mangiato a sazietà, non potete mangiare di più. Se vi obbligano a mangiare di più diventa una tortura. C’è un limite che non potete superare senza soffrirne. Trovate la vostra misura, il vostro limite ed agite; non siate gelosi di altri, che abbiano misure più ampie, minori limitazioni o confini meno ristretti. Mantenete fermamente il gradino che avete raggiunto con la vostra disciplina spirituale; poi trasferite la vostra attenzione su quello successivo. Abbiate una chiara visione dell’obiettivo. Andate avanti!
[10] Servitori di Sai o servitori dei devoti di Sai è la stessa cosa. Quando servite i devoti di Sai in quanto tali, dovete vedere in loro Sai, far piacere al Sai in loro ed in loro venerare Sai. E’ come servire a un tempio dove risieda Sai, o in una stanza dove un’immagine di Sai venga adorata. Per tutto il periodo di servizio voi pensate soltanto a Sai; un tale esercizio vi aiuta a purificare gli impulsi, sconfiggere i pensieri, canalizzare la vostra devozione ed espandere il vostro Amore. Questi sono dei grossi passi avanti nella disciplina spirituale, delle lodevoli vittorie.
[11] Quando siete impegnati nella semplice operazione di infilare un ago, notate quanta concentrazione è necessaria per riuscirvi. Le dita devono essere ferme, l’occhio fisso e la vista chiara, il capo del filo appuntito, la cruna dell’ago immobile. E’ necessario prestare la stessa attenzione per qualsiasi altra operazione vogliate compiere, se volete avere successo. Il Nome del Signore è l’arco che sollevate, quando la voce si alza nel canto. La mente è la freccia da fissare, pertanto fissate il vostro occhio sul Brahman, il bersaglio, e con sforzo concentrato, scoccate. Allora l’obiettivo può essere realizzato. Vedo qui molte persone giovani. Sono lieto che l’Organizzazione Sevâ Samiti (Associazione di Volontariato) abbia offerto loro questa preziosa esperienza. Ci sono uomini e donne volontari, devo quindi segnalarvi ancora un punto, cui tengo molto. Dovete considerare gli altri come vostri fratelli o sorelle. Non apprezzo le chiacchiere frivole, le conversazioni troppo disinvolte e riunioni in promiscuità fra uomini e donne, in qualsiasi momento avvengano, ma tanto più durante raduni o incontri spirituali. Dovete essere modelli di comportamento retto e cortese. Dovete essere buoni e mostrarvi buoni a tutti. La bellezza esteriore ed il fascino sono superficiali, effimeri. Vera bellezza è la virtù, l’auto-controllo e l’altruismo. Sundaram (bellezza) sorge da Shivam (bontà) e Shivam da Sathyam (verità). Lasciatevi guidare da questa regola.
[12] Qualcuno ha suggerito che si organizzi un corpo permanente di volontari, che possa essere convocato ogniqualvolta visito questo luogo, in modo che gli incontri per i miei discorsi e le sessioni di bhajan cui sono presente, possano essere condotti senza il minimo disagio. Suggerisco invece che l’obiettivo debba essere ampliato ed esteso. Il corpo dei volontari deve fare da modello a tutte le altre città. Gli associati devono essere colmi di dedizione a Dio e agli uomini e devono possedere tali capacità da diventare migliori strumenti. Voglio che essi siano Sevak (volontari) tutto il tempo ed in ogni luogo, non soltanto quando visito la città o solo nei luoghi dove tengo un discorso. Come possono esentarsi dal rendere servizio con il pretesto che non sono presente a Bombay? Ogni servizio eseguito con compassione ed abilità a chiunque si trovi in difficoltà, ovunque nel mondo, è Sathya Sai Sevâ.
[13] Se un volontario, uomo o donna, dell’Organizzazione Sathya Sai Sevâ Dal trova una persona svenuta sulla strada o in preda a dolori o in uno stato di angoscia, mentre sta andando a scuola o in ufficio, è suo dovere dare tutto l’aiuto possibile per alleviare il dolore. Non ignoratela, passando oltre. Il volontario dell’Organizzazione deve essere desideroso di servire ed addestrato al servizio, perché il servizio reso da coloro, che portano il Mio nome, deve essere intelligente e sincero. Un Sevak non deve essere né euforico, né depresso, deve aderire alla via di mezzo. Quando Râma chiese a Hanuman di procedere verso la regione a Sud e descrisse i pericoli del viaggio, quest’ultimo non si scoraggiò; quando Egli gli diede l’anello da consegnare a Sîtâ, Hanuman non esultò per essere il prescelto, che doveva adempiere il sommo incarico, ottenendo così quella gloriosa opportunità. Egli ubbidì soltanto. Per lui fu sufficiente l’ordine del Suo Signore: “Vai”. Hanuman è il volontario ideale: efficiente, umile, silenzioso, servizievole, intelligente, premuroso, devoto. Sviluppate devozione e fede determinata mediante la ripetizione del Nome Divino e della preghiera. Praticate il silenzio e la dolcezza. Servite tutti quali Saiswarûpa, incarnazioni di Sai: questo è il miglior programma per realizzare il Sai in voi.
(Bombay, Andheri, 29 Marzo 1967.)