17 Marzo 1973 – Ritrovare l’equilibrio

17 Marzo 1973

Discorso Divino di Bhagavan Sri Sathya Sai Baba

Ritrovare l’equilibrio

[1] L’uomo è un pellegrino che affronta un lungo viaggio; ha iniziato
dalla pietra, è passato al vegetale e all’animale e ora è giunto
allo stadio umano, ma ha ancora un lungo percorso davanti a sé
per raggiungere il Divino, perciò non deve indugiare: ogni momento
è prezioso, ogni passo deve portarlo avanti verso la meta.
Chi è nato in India è davvero fortunato poiché qui quella strada è
stata percorsa da milioni di persone; inoltre ci sono molte guide
generose che sanno indirizzarvi verso i sentieri più facili e più
brevi, e che vi indicano il luogo da cui provenite, perché voi l’avete
dimenticato e non sapete rispondere quando vi viene chiesto.
Queste guide vi spiegano anche quale sia il traguardo da raggiungere
quando la fatica del viaggio sarà terminata, e vi segnalano le
seducenti attrazioni che dovete evitare lungo il cammino.
L’uomo è la sintesi di tutti i sentimenti, emozioni e reazioni che
sorgono nella sua mente. La mente è la sede di tutti gli impulsi,
desideri e pensieri. Se la mente è pulita, il mondo che essa conosce
sarà pulito; se invece è torbida e alterata dalla paura, il mondo
apparirà infelice e deprimente. Molti biasimano il mondo ma non
sanno che l’errore si trova in loro stessi: il loro modo di pensare è
disonesto e corrotto, i loro pensieri non sono morali e retti, la loro
mente è irrequieta perché è piena di desideri irrealizzati. Ricchi o
poveri, colti o analfabeti, nobili o plebei, vedono il mondo attraverso
gli occhiali dei loro pregiudizi e predilezioni, quindi lo condannano
o lo esaltano solo per compiacere loro stessi.
[2] L’uomo è l’argomento di studio opportuno per l’uomo poiché
egli è al centro di tutte le cose, e la sua mente va analizzata e tenuta
sotto controllo. I pensieri hanno origine nella mente, si esprimono
attraverso le parole e si concretizzano nelle azioni. Queste
tre cose devono essere coordinate correttamente dall’intelletto, altrimenti
la vita diventa una tragedia.
La mente va addestrata a sviluppare il gusto per il bene e le cose
buone, non per il denaro e le acquisizioni materiali. Il denaro viene
e va; la moralità viene e cresce. Nella sua ignoranza, l’uomo asserisce
di vivere solo per sé stesso, di mangiare e bere per soddisfare
la propria fame e sete, e di curarsi soltanto della sua salute e
del suo benessere.
Due persone possono dormire nello stesso letto, ma ciascuna ha
dei sogni che vagano indipendenti in strane regioni solo sue; eppure,
la verità è ben diversa! Tale attitudine egoistica che limita i
suoi interessi solo a sé stessa e al proprio progresso è, invero, morte.
La contrazione è estinzione; l’espansione è vita.
L’uomo deve sentirsi un organo della società in cui è nato; la società
l’ha sostenuto e nutrito con nobili ideali. La vita spirituale non
significa isolamento! L’uomo deve piantare i semi dell’amore nel
proprio cuore e raccogliere la pace da condividere con tutti.
bhūmā eva sukhaṁ
Vi è felicità soltanto nell’illimitato
così affermano i Veda.
La felicità si trova solo nel vasto, nell’infinito, nell’immenso, non
nel piccolo, nel minuscolo, nel limitato. L’amore conduce all’espansione;
l’odio porta alla contrazione e alla morte. Questo è
l’insegnamento fondamentale del dharma eterno.
[3] Vedendo i progressi della scienza e della tecnologia, purtroppo
avete perso l’equilibrio. L’uomo ha imparato a camminare sulla
luna, a vivere nelle profondità degli oceani, a penetrare nella crosta
terrestre ma, sfortunatamente, non ha imparato a vivere sulla
terra e a lasciare vivere anche gli altri. Come può ottenere la felicità
e la pace della mente volando alto o tuffandosi nel profondo,
visto che deve portare con sé i suoi guai, le preoccupazioni, le
paure, le debolezze anche in quei posti? Se non si libera di tali fardelli,
non può sentirsi leggero e amabile. La pace deve sorgere da
dentro, non può essere acquisita all’esterno.
La scienza ha la visione rivolta all’esterno, verso congegni e macchinari
che procurino agi esteriori. Gli scienziati analizzano il
mondo oggettuale della materia e cercano di perfezionare al massimo
la visione esteriore. Colui che studia l’anima e sviluppa la
visione interiore è il santo; lo scienziato inventa le macchine, il
santo si affida ai mantra.
L’equilibrio può essere ripristinato solo coltivando la visione interiore,
cosa da farsi anche nelle scuole e nelle università, ma questo
aspetto è stato trascurato ormai da troppo tempo.
[4] Se esaminate la natura della mente, troverete che essa somiglia
molto all’obiettivo di una macchina fotografica. Il corpo è la macchina,
la mente è l’obiettivo, il cuore è la pellicola, il pensiero è il
flash e l’intelligenza è il pulsante di scatto. Volgete l’obiettivo verso
la fonte della felicità, non verso la sede dell’ansia e della paura,
e sarete ricompensati con una bella immagine impressa nel vostro
cuore. È difficile o quasi impossibile volgere l’obiettivo nella dire-
zione indicata dai santi e dai veggenti, poiché la mente viene definita
una scimmia! Anzi, è assai più bizzosa di una scimmia perché
in un batter d’occhio salta da un ramo a un altro lontano chilometri
nello spazio e secoli nel tempo! La mente balza da un desiderio
all’altro e vi intrappola nelle sue spire. Riducete i desideri, eliminate
l’ego, scacciate l’ira, e la mente sarà vostra schiava invece di
essere vostra padrona.
L’amore è la ‘chiave maestra’ per realizzare tutto ciò, ecco perché
affermo:
Inizia il giorno con amore,
trascorri il giorno con amore,
riempi il giorno d’amore,
termina il giorno con amore:
questa è la strada che porta a Dio.
Seguendo questo sentiero, non sarete fuorviati dall’ira, dalla lussuria
o dall’avidità; avrete solo la compagnia dei buoni e incontrerete
gli aiuti opportuni per ottenere un rapido progresso. Fate il
vostro dovere con amore, come adorazione di Dio.
[5] Molte persone illustri inneggiano oggi alla libertà di seguire le
proprie inclinazioni (svecchā1), ma la vera libertà si ottiene solo liberandosi
delle perniciose influenze delle passioni come la concupiscenza,
l’orgoglio, l’avidità e l’odio. Svecchā non significa rincorrere
qualsiasi desiderio che salti in mente, bensì seguire l’inclinazione
del vostro Sé verso Dio. Se vi volgete verso Dio, le passioni
che vi rendono schiavi perderanno il loro potere; allora compirete
il vostro dovere come espressione della vostra naturale propensione
perché lo amerete con tutto il cuore. Il dovere senza amore è
deplorabile, il dovere con amore è desiderabile, l’amore senza dovere
è divino.
La propria inclinazione o svecchā significa fare ‘il miglior interesse
dell’individuo’, seguire il pensiero più puro che emerge dall’intimo
per il suo sommo bene. Ciò significa che sono vietate tutte le
imitazioni. Seguite ciò che vi ordina la vostra coscienza, non copiate
desideri e decisioni di qualcun altro: così si comporta un cieco,
il quale spesso si trova a seguire qualcuno altrettanto cieco.
Dio risiede nel vostro cuore, sempre pronto a guidarvi. Egli non
apprezza il fasto esteriore e il comportamento esibizionistico, non
calcola quante ore avete dedicato al canto devozionale, alla recitazione
del Suo Nome o quante miglia avete percorso durante le
processioni del mattino. Egli valuta la purezza del vostro cuore
che si manifesta attraverso le vostre parole e azioni.
[6] Non predicate, praticate! In politica, nelle amministrazioni
pubbliche, nelle scuole e nelle università, nelle istituzioni spirituali,
ovunque, c’è abbondanza di predicatori ma carenza di praticanti.
Quelli che figurano come eroi sulle scene si dimostrano delle
nullità quando scendono dal palco.
Dimostrate dunque con la vostra vita come l’amore possa conferire
pace e gioia, come tutte le fedi conducano allo stesso traguardo,
come tutti gli uomini siano fratelli.
L’unico messaggio, l’unica lezione che posso darvi oggi è di ricordarvi
le nobili tradizioni dell’India e invitarvi a diffondere amore
in lungo e in largo in questo grande Paese. Allora l’India potrà essere
ancora la guida spirituale dell’umanità e colmare tutto il
mondo d’amore divino.

Simla, 17.03.1973