14 Gennaio 1973
Discorso Divino di Bhagavan Sri Sathya Sai Baba
Gli impostori
[1] Quando il Buddha sedeva sotto l’albero della Bodhi1, dell’illuminazione,
a Bodhgayā, dopo che le quattro Nobili Verità si erano
a lui rivelate, alcuni gruppi di scettici gli si radunarono attorno e
cominciarono a insultarlo e a deriderlo. I suoi discepoli, furiosi, lo
pregarono: “Signore, concedici il tuo permesso: gliele suoneremo
di santa ragione e annienteremo l’insolenza e l’ignoranza di questi
calunniatori!” Ma il Buddha si limitò a sorridere della loro collera
e rispose: “Miei cari, non sapete quanta gioia traggono da tutto
ciò? Voi provate gioia nel venerarmi, essi provano piacere nel coprirmi
d’insulti; voi diffondete riverenza, essi ostentano derisione
e scherno, trovandovi analoga soddisfazione. Controllatevi quindi,
non odiate nessuno: tale è la lezione, l’antico precetto!” Certe
persone non riescono a tollerare la gloria altrui, molti sono pervasi
dal veleno dell’invidia, alcuni hanno una natura demoniaca e non
sopportano la santità e la divinità, altri ancora sono sconvolti a
causa dell’insuccesso e incolpano Dio, lanciando contro di Lui insulti
e oltraggi. Se frequentate persone simili, senza dubbio contaminerete la vostra mente. Anche gli uomini più comuni si vergognerebbero
di criticare le persone nobili, ma costoro con la loro
condotta dimostrano di essere veramente infimi.
[2] Voi potreste dire: “Noi siamo persone normali; come possiamo
restare in silenzio quando la Forma divina che noi adoriamo viene
diffamata?” Supponiamo che qualcuno vi spedisca una raccomandata;
dopo avere firmato la ricevuta alla consegna, verrete a
conoscenza del contenuto della lettera, gradito o sgradito che sia.
Tuttavia, se non accettate la lettera e non firmate, quest’ultima ritornerà
al mittente e il suo obiettivo di comunicarvi qualcosa non
si realizzerà. Pertanto, non date retta agli insulti, restate calmi e
distaccati; in tal modo la malvagità tornerà al mittente senza minimamente
toccarvi, e lo colpirà come riflesso, reazione, risonanza;
così invece di fare del male a voi, quello stesso male si ritorcerà
contro di lui. Prendete in esame il Bhāgavatam2: quale fu la sorte
di Jarāsandha3, di Kaṁsa4 e di Śiśupāla5?
Śiśupāla derise Kṛṣṇa, ma il suo odio si ritorse solo contro di lui. Il
Signore non è toccato dalle lodi né dalle critiche, è al di là delle
dualità che agitano l’uomo, non ha amici né nemici. La vostra
bontà vi porterà il bene, la vostra cattiveria vi porterà il male. La
virtù è il vostro scudo, il vizio è l’arma che vi ferisce. La felicità e
la sofferenza sono solo i riflessi del bene e del male che colmano il
vostro cuore e che determinano le vostre azioni.
Nel Bhāgavatam si narra di un certo Poundraka che cercò di essere
un’imitazione di Kṛṣṇa. Egli aggiunse al proprio nome quello di
Kṛṣṇa, cioè Vāsudeva, e si presentò come Poundraka Vāsudeva;
quindi si fece preparare, imitandoli al meglio, una conchiglia e un
disco di legno che portava in giro con due mani artificiali, aggiunte.
Infine studiò lo stile con cui Kṛṣṇa indossava la veste di seta
gialla e lo copiò attentamente, quindi ne imitò abilmente l’andatura
e i gesti. Alcuni scriteriati si raccolsero attorno a lui scambiandolo
per il Signore che essi cercavano, ma alla fine la sua follia ne
provocò la rovina e l’umiliazione.
[3] Anche in questo kali yuga6 si vedono spuntare analoghe imitazioni.
Oggi abbiamo persino dei Sathya Sai Baba che si fanno cucire
lo stesso tipo di veste, si sforzano di avere la stessa capigliatura,
studiano le fotografie e poi tengono le mani quasi come le tengo
Io, rendendosi ridicoli nei loro frenetici tentativi d’imitarmi. Costoro
dimenticano che ‘l’imitazione è solo umana, ma la creazione
è divina’.
Chi cerca di diventare come Sathya Sai Baba ricorrendo a queste
grottesche imitazioni, distrugge soltanto la fede che la gente ha riposto nel Divino. Essi sono parassiti velenosi che compromettono
la pace e l’armonia della società e raccolgono attorno a sé ‘insetti’
della loro stessa natura, poiché ogni simile attrae il suo simile.
Questi impostori rovinano loro stessi e causano la rovina della
società in cui operano.
Vi dico anche che non c’è bisogno che seguiate questo o quello in
cerca di un guru. Il cuore colmo di compassione è l’altare di Dio, la
natura è il miglior predicatore, la vita è il miglior maestro.
Colmatevi di meraviglia e di riverenza di fronte alla grandiosa
opera di Dio, alla manifestazione della Sua potenza e della Sua
gloria che chiamiamo ‘mondo’.
Tutto ciò vi basterà e vi sarà d’insegnamento e ispirazione!
Bṛndavan, 14.01.1973