Discorsi Divini
8 Settembre 1963 – Spirito di resa
8 Settembre 1963
Discorso Divino di Bhagavan Sri Sathya Sai Baba
Spirito di resa
[1] Come Subbaraya Shāstri ha affermato, il corpo deve essere utilizzato per ascendere la scala delle tre qualità: da tamas (inerzia, ignoranza) a rajas (passionalità, attività), e da rajas a sattva (bontà, purezza), per poi alla fine trascendere la scala stessa ed elevarvi ad altezze superiori. Il corpo è la causa di tutta la sofferenza ed inquietudine: tale è ora il destino dell’uomo. Come mai? Il corpo è stato acquisito per mezzo del bene e del male compiuto nelle vite precedenti, che collettivamente viene detto karma. Il karma è causato dall’attaccamento e dall’odio, dall’attrazione e dalla repulsione, che sono a loro volta conseguenze dell’ignoranza, ignoranza dell’unità di tutta la creazione, inclusi sé stessi. Questa ignoranza può essere rimossa per mezzo di sujñāna, la buona conoscenza. Quando un uomo soffre di dolori addominali, il rimedio migliore saranno i sali oppure la borsa dell’acqua calda sullo stomaco, non certo il collirio per gli occhi! L’ignoranza può essere eliminata riconoscendo l’universalità di Dio e fondendo la propria individualità nell’Universale. Innanzitutto adottate il modo di pensare «io sono Tuo». Lasciate che l’onda scopra e comprenda di appartenere all’oceano. Questo primo passo non è così semplice come sembra. L’onda impiega molto tempo a capire che il vasto oceano sotto di lei le permette di esistere, ma il suo ego è così dominante che non le consente l’umiltà di inchinarsi davanti al mare. «Io sono tuo. Tu sei il Signore, io sono un servo. Tu sei sovrano, io sono vincolato». Un tale atteggiamento mentale addomesticherà l’ego e renderà ogni attività degna. È la prospettiva religiosa, ovvero l’atteggiamento del gattino che miagola lamentoso verso la madre per essere aiutato e nutrito; tale attitudine eliminerà ogni traccia di ego.
[2] Il passo successivo è «Tu sei mio», in cui l’onda richiede il supporto del mare come suo diritto. Il Signore deve prendersi la responsabilità di proteggere e guidare l’uomo; l’individuo è importante e degno di essere salvato. Il Signore è obbligato a soddisfare i bisogni del devoto. Il santo Surdas affermava: “Tu sei mio, non ti lascerò! Ti imprigionerò nel mio cuore, da lì non potrai scappare!” Lo stadio seguente è «Tu sei me stesso» – io sono solo l’immagine, Tu sei la Realtà. Io non ho un’individualità separata; non c’è dualità, tutto è Uno. La dualità è solo un’illusione. Il primo segno della vita spirituale è vairāgyam, il distacco. Se non avete distacco siete degli illetterati per quanto riguarda la scienza spirituale. Il distacco è l’ABC della disciplina, e deve diventare tanto forte da farvi abbandonare la schiavitù dei sensi. Una riflessione di pochi minuti convincerà chiunque circa la vacuità delle ricchezze, della fama e della felicità terrene. Se siete ricchi tutti vi elogeranno: quando lo stagno è pieno d’acqua, centinaia di rane gracideranno tutt’attorno, ma quando è secco non ce ne sarà neanche una.
[3] Un proverbio dice che se un morto ha qualche gioiello addosso, molti pretendono di essere suoi parenti, ma se non ne ha, nessuno si farà avanti a piangere la sua scomparsa! Intanto che accumulate sempre più denaro sul vostro conto in banca, chiedetevi se non state accumulando problemi e difficoltà per voi stessi e per i vostri figli, rendendo loro difficile condurre un’esistenza pulita, tranquilla ed onorabile. Quando lottate con mezzi subdoli per conseguire una notorietà senza valore, ricordate chi è onorato oggi e per cosa fra i milioni di vostri connazionali. Non vi rendete conto che solo chi ha saputo rinunciare, chi ha cercato la via più ardua della realizzazione di Dio, invece del più facile cammino delle realizzazioni terrene, è onorato ovunque? Accogliete di buon grado tutti i colpi del destino, le sfortune e le tribolazioni così come l’oro accetta il crogiolo, l’incudine ed il martello per essere forgiato in un gioiello, oppure come la canna da zucchero accetta di essere tagliata, schiacciata, bollita, vaporizzata ed essiccata, in modo che la sua dolcezza possa essere preservata ed utilizzata da tutti come zucchero. I Pāndava non sollevarono mai obiezioni quando le disgrazie ricadevano innumerevoli su di loro, anzi erano felici perché queste sventure li aiutavano a ricordare Krishna e ad invocarlo!
[4] Poco prima di lasciare il corpo, Bhīshma era in lacrime su un letto di frecce. Arjuna gli domandò perché stesse piangendo ed egli rispose: “Piango perché mi sono venute in mente le pene subite dai Pāndava.” Poi aggiunse: “Tutto questo è accaduto per insegnare una lezione agli uomini di quest’epoca: non cercate mai il potere, la posizione o il denaro, ma abbandonatevi alla Volontà di Dio con uno spirito di resa totale, affinché possiate essere sempre sereni ed imperturbati.” Il Signore accorre verso il devoto più velocemente di quanto il devoto non corra verso il Signore. Se fate un passo verso di Lui, Egli ne farà cento verso di voi e sarà per voi molto più di una madre o di un padre! Vi sosterrà dall’interno di voi stessi, come ha salvato e sostenuto tanti santi che hanno riposto fede in Lui.
Prashānti Nilayam, 08.09.1963
da DISCORSI 1963 (Sathya Sai Speaks-Vol.III) ed.Mother Sai Publications