Baba canta:
Come si può chiamare uomo chi non ha assaporato il nettare della Verità?
Sarebbe solo un burattino di legno.
Potrà diventare un vero uomo sulla terra chi non conosce rettitudine?
Se un essere umano non gusta la pace è simile piuttosto ad una bestia, ad una tigre, non ad un uomo.
Un cuore senza amore è un arido deserto: un uomo con un cuore siffatto non sarebbe un vero uomo.
Verità, Rettitudine, Amore e Pace sono quattro qualità che ogni uomo deve decidersi fermamente ad ottenere e a coltivare.
Non v’è altro modo per diventare un vero essere umano e per avere felicità in questo e nell’altro mondo.
Nel cuore del mondo c’è un posto che si chiama Puttaparthi, dove lo Spirito di Dio è sceso in forma umana.
Qui è nata un’Università che dà il titolo della Saggezza e insegna la tecnica per diffonderla.
Puttaparthi, questo è un luogo da dove pace e felicità scaturiscono per raggiungere ogni uomo in tutto il mondo.
Questo è un luogo frequentato da milioni di grandi devoti, gente di solida fede, aspiranti e adepti decisi.
Puttaparthi. Per diffondere Pace e Amore in tutto l’Universo, il Signore, vera incarnazione di un Amore completo ed assoluto, qui è nato nella forma del Signore Satya Sai.
Incarnazioni del Divino Amore!
La Creazione intera, uscita dal seno della Suprema Divinità, da Essa riceve sostegno e ad Essa infine tornerà per rifondervisi. Così pure l’uomo, nato a causa del desiderio, vive di pensieri e desideri, ed in questi si distrugge. Tale l’intenzione, tale la condotta. Come la condotta, così i frutti. E a quei frutti corrisponde quell’esito finale.
Se la vita si basa sul pensiero e sul desiderio, ciascun uomo dovrebbe coltivare desideri nobili e santi per sperimentare frutti di santa gioia e per raggiungere al termine il fine sublime.
Il mondo fenomenico, che può essere visto dall’occhio, udito dall’orecchio, sperimentato dal corpo e dalla mente, viene definito Vishvanu, parola composta da due parti: Vishva, che significa “omnipervadenza” e Vishnu, che si riferisce a Colui che pervade ogni cosa.
Vishva è il risultato della creazione e Vishnu è la causa della creazione. È semplicissimo comprendere la mutua relazione che esiste fra la causa e l’effetto, entrambi espressioni di un solo Principio Divino.
Vi sono altri nomi per definire quest’universo fenomenico, e sono: Virat, Vaishvanara e Vairagasutha. Vaishvanara è il Divino Principio che dà origine alla coscienza dell’io in ogni essere. Il cosmo è per ciò una manifestazione di Vishnu, che riempie di se ogni cosa, con un certo numero di qualità divine, che si riassumono nella parola “Dio”. Sono sei le qualità mediante le quali si può identificare Dio:
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la Ricchezza,
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la Rettitudine,
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la Rinomanza,
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la Prosperità,
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la Saggezza suprema e
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il Distacco.
Che cosa s’intende per Ricchezza?
Esistono infinite forme di ricchezza. come la ricchezza patrimoniale, quella fisica (la salute, la forza, l’ardimento), la ricchezza del sapere e così via. Il Divino le possiede tutte.
Etica spirituale e sociale
Quali sono gli aspetti del Dharma ossia della Rettitudine? Come attributo del Divino, il Dharma comprende ogni aspetto:
c’è il Dharma del mondo,
il Dharma della società,
il Dharma dell’individuo, e così via.
Ma fra tutti questi aspetti, ve ne sono due importanti: l’uno riguarda la retta condotta da tenere nei confronti degli altri o Paradharma, l’altro è inerente alla natura propria di ciascuno, e si chiama Svadharma.
Sono molti coloro che, non comprendendo il vero significato di quest’ultimo termine, ritengono che abbia attinenza con problemi di casta o comunitari. È sbagliato ritenere che questo tipo di Dharma riguardi gli uomini di governo, i sacerdoti, gli operatori economici e i lavoratori. Sva-dharma sta per Atma-dharma, e perciò sta ad indicare una condotta che ha relazione con lo Spirito. Dovere principale dell’uomo è seguire questa norma spirituale di condotta.
Para-dharma è in relazione al corpo e comprende l’etica da rispettare ogni giorno nel guadagnarsi da vivere e nella vita di società. Il Para-dharma comporta timori e delusioni. Nel perseguire gli impegni del mondo con i suoi codici di condotta, l’uomo viene tormentato da molte paure: paura dell’insuccesso, del disprezzo o della critica, paura causata dall’incertezza e dall’ansia.
Ma per colui che segue le vie dello Spirito nell’Atmadharma, non c’è assolutamente posto per la paura né per l’ansia. L’uomo, dunque, segua queste vie.
Dal fatto che tutti questi attributi divini si possono trovare nell’uomo, si arguisce che il Divino dimora in tutti gli esseri umani:
“Egli è l’Unico Residente nel cuore di tutti gli esseri”, si legge nelle Scritture.
Non si può credere che Dio risieda soltanto in un particolare luogo o sia disponibile solo in determinati momenti e circostanze. Egli è presente dappertutto, ma senza essere condizionato da alcunché. Ogni essere umano che possieda questi attributi divini è un’autentica incarnazione del Divino.
Gli antichi vedevano in Dio “Colui che può creare un essere splendente di nobili virtù”. è Lui che pervade tutto, a Lui appartengono ricchezze e prosperità, è Lui l’Onnisciente che sa tutto di tutti, è Lui che sta dovunque senza aderire a niente. Quest’Unico è il vero Dio.
Al di là di ogni prova
Come è possibile comprendere o sottoporre a prove e ad esperimenti Colui che pervade il tutto? Esistono vari generi di prove: c’è la percezione sensoriale, l’inferenza o la deduzione logica, l’induzione analogica o il paragone e la testimonianza verbale o delle Scritture. Sono tutte prove che si avvalgono di esperienze di ordine razionale. Ma il Signore, che risiede in tutti gli esseri viventi, non va soggetto a strumenti di verifica. Per questo Gli è stato attribuito il nome di Aprameya, cioè l’Illimitato, il Trascendente ogni categoria descrittiva.
Come sorgente di ogni conoscenza ed intelligenza, essendo Egli stesso la Somma Intelligenza e la Conoscenza Assoluta, viene chiamato Manu, ossia l’Intelligenza cosmica.
Come Supremo Essere dotato dell’Energia che crea, sostiene e dissolve tutto il creato, viene chiamato Prajapati, ossia il Signore degli esseri prodotti. Altro nome che Gli si attribuisce è Atma, che è lo stesso Brahman, Dio.
Brahman è la coscienza che dimora in ogni essere umano, Coscienza, Brahman e Atma sono la stessa cosa. Gli antichi consideravano la Coscienza come autentica espressione del Divino, che viene denominato anche Aham, “Io sono”, dove l’io non si riferisce all“ego” individuale, ma a quella luce che rifulge in ogni cosa e disperde completamente tutte le tenebre.
Altro significato attribuito ad Aham è quello di “Testimone onnisciente”, cioè il Signore stesso, il Supremo Atma o Paramatma che è Testimone di ogni cosa, il Padrone di tutto ciò che è stato, che è e che sarà: l’Eterno che rimane Immutabile e Identico a Se Stesso in tutte le tre dimensioni del tempo, passato, presente e futuro. Perciò viene anche chiamato “Signore del Tempo” e “Colui che rifulge, manifesta splendore”.
La parola Mahanubhava, (da Maha = grande e Anu = il piccolo atomo) spesso erroneamente usata per indicare persone in senso fisico, non è applicabile ad altri che a Dio, il quale risiede nel più piccolo atomo e nel più grande astro del cosmo. Non ci sono parole per descrivere la Divinità che pervade ogni cosa. In ogni oggetto dell’universo sono presenti sotto forma sottile questi tre aspetti: Sat o Essere, Cit o Coscienza e Ananda o Beatitudine.
Ci sono poi altre due caratteristiche: il Nome e la Forma.
Fra questi cinque aspetti Essere, Coscienza, Beatitudine, Nome e Forma – i primi tre sono strettamente connessi alla Divinità, gli altri due, sempre soggetti a mutamento, si riferiscono alla Natura. Tutto ciò che esiste, e che perciò ha un nome ed una forma, è imbevuto di Essere-Coscienza-Beatitudine. L’uomo, in particolare, è un’autentica incarnazione del sat-cit-ananda. Ma l’uomo rifiuta questi tre principi consustanziali e permanenti e cede invece al richiamo del Nome e della Forma, sprecando cosi la propria vita.
Uno dei Nomi e delle Forme di Dio è proprio Satya, Verità. Ad un attento esame si nota che nell’essere umano ci sono tutte le qualità divine: ogni uomo è una manifestazione di Dio, ogni oggetto è un’espressione del Divino. Non c’è nulla al mondo che non sia una manifestazione divina. State pur certi che il Cosmo è permeato di Dio e che in Lui si riassume ogni cosa. Non c’è un solo atomo dell’universo che non sia pieno di Dio.
Teisti ed Atei
Prasad Mi ha chiesto di spiegare chiaramente la natura di Dio.
Alcuni dicono: “Dio esiste”.
Altri invece affermano: “Dio non c’è”
Ed altri ancora dicono: “Dio esiste e non esiste”.
Quelli che dicono che esiste non sanno esattamente di che cosa si tratti.
Quelli che ne negano l’esistenza non conoscono ciò che negano.
Quelli che ne affermano e insieme negano l’esistenza ignorano entrambe le cose.
Fin dai tempi antichi, coloro che credevano nell’esistenza di Dio erano chiamati Teisti, coloro che la negavano Atei e la terza categoria era quella dei Teisti-Atei. Sebbene il loro nome sia contraddittorio, Teisti ed Atei sono fondamentalmente uguali.
L’Ateo è paragonabile ad un bocciolo, mentre i Teisti sono paragonabili ad un fiore nel pieno della fioritura, che emana tutt’intorno il suo profumo rallegrando tutti. L’Ateo, che è ancora in boccio, non può emanare la propria fragranza ma, un giorno questo fiore sboccerà oppure potrebbe cadere prima di aprirsi. Cosi dunque li chiamavano gli antichi: Teisti se emanavano beatitudine divina, Atei se invece non comunicavano questa beatitudine.
Ecco qui sul tavolo una ciotola d’acqua. Chi l’ha vista ne afferma l’esistenza, chi non l’ha vista la nega. Ma coloro che negano l’esistenza della ciotola, devono poter aver visto qualche volta una ciotola, altrimenti non si spiega come potrebbero negarne l’esistenza. E le persone che asseriscono l’esistenza della ciotola, devono averla vista prima di dirlo. Allo stesso modo, chi nega l’esistenza di Dio deve avere un concetto di Colui del quale negano l’esistenza, né potrebbero fare una dichiarazione su ciò che non conoscono. Chi, come e che cosa si potrebbe negare senza aver prima un’idea di ciò che si nega? Perciò, ancor prima di negarLo, costoro asseriscono che c’è un’entità chiamata Dio.
Il fatto che la Divinità si celi nell’uomo dipende dall’illusione, la quale non è altro che una specie di delusione.
Nella penombra una corda può essere scambiata per un serpente, ma chi va soggetto a questa illusione deve avere un’idea sia della corda sia del serpente. E chi asserisce che non si tratti né di una corda né di un serpente deve conoscerli entrambi, perché soltanto chi ha visto entrambe le cose può affermarne o negarne l’esistenza.
La confusione nasce dall’illusione: in piena luce non è possibile scambiarle, mentre al buio il dubbio assale e l’errore è possibile. Una persona cosciente sa distinguere con chiarezza una corda da un serpente, mentre l’ignorante si illude confondendo le due cose.
Quella saggezza, quella conoscenza è un’autentica espressione del Divino e, quando l’uomo le possederà entrambe, non ci saranno più dubbi per lui. Il falso è assenza di verità, non è altro che illusione.
Il frutto della Saggezza
L’Entità onnipervadente che risiede in tutti gli esseri umani e permette loro ogni genere di esperienza, non è altri che il Brahman. A causa della propria ristrettezza mentale, l’uomo vede la realtà sotto forma di molteplicità e non vi distingue l’Uno e Medesimo, non si accorge che le differenze sono prodotte dall’illusione. Chi vuol godere i frutti di un albero non può accontentarsi di dare nutrimento solo ai frutti, ma deve tenere in considerazione le radici, il tronco, i rami e le foglie, oltre ai frutti. Allo stesso modo, se voi aspirate al frutto della saggezza più elevata, dovete avere la giusta sollecitudine verso l’albero del corpo, i rami dei sensi, le foglie dei sentimenti.
A tal fine sono state prescritte per i cercatori nove tipi di devozione:
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l’ascolto delle glorie di Dio,
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la preghiera,
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la concentrazione su Dio,
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il servizio ai Piedi del Signore,
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l’inchino di adorazione,
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il culto,
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il servizio,
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l’amicizia,
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l’offerta totale di se’.
Soltanto con questi nove tipi di devozione, dall’ascolto delle glorie divine fino alla completa resa al Signore, si potranno godere i frutti della Saggezza.
L’uomo deve essere attivo se vuole purificare il cuore e, con un cuore puro, otterrà il frutto della Conoscenza. Col frutto della Conoscenza, si identificherà con Essa. Non esiste alcun luogo che possa essere considerato come Paradiso, Inferno o luogo di Liberazione. Il peccato non è qualcosa di staccato, rintracciabile in qualche altra nazione: è intimamente connesso alle azioni che compite. Così pure, Dio non abita in qualche parte distante da voi, ma è intimamente collegato al vostro operato. Peccati e virtù sono da ricercarsi nella natura stessa delle azioni che fate.
Se offrite al Signore tutto quanto fate, le vostre azioni ne verranno santificate.
Ineffabilità di Dio
Incarnazioni del Divino Spirito!
Sappiate intravedere in ogni essere umano questo Spirito. Lo Spirito è Dio e voi ne siete l’incarnazione. Parlando di Dio, si intende la Coscienza, di cui ogni cosa al mondo è dotata. Non c’è nulla che sia privo di coscienza: tenete ben presente questa grande verità e vivete la vostra vita secondo una visione divina. Esiste un solo Creatore di tutto, ed è, il Principio dell’Universo, Dio, il Quale entra nella manifestazione dei nomi e delle forme.
Questo Principio Divino viene definito anche come il “Loto del cuore”. Si dice anche che l’intera creazione sia scaturita dall’ombelico del Signore. Non c’è nessuno al mondo che possa dare una descrizione di Dio; solo gli ignoranti asseriscono “Dio è questo, Dio è quest’altro”, perché sono sotto il dominio dell’illusione. Ma coloro che vivono in Dio non sono preda dell’illusione.
Maya, ossia l’Illusione, acceca; tenetela alla larga o non potrete sperimentare il Divino. Essa non è qualcosa che sia entrata prepotentemente nella vostra vita: vita dopo vita, l’uomo vi si è adagiato. D’altra parte, l’illusione, che non è altro che la mente, ha un suo scopo, perché l’uomo senza di essa non potrebbe vivere. La parola “uomo” (in inglese man) deriva da Manas, che significa “mente”. L’uomo, infatti, non potrebbe essere considerato tale se fosse privo di mente, ed è nella comprensione del Principio della Mente che si arriverà alla comprensione del Principio di Dio. Il Vedanta ha dichiarato che la mente è causa di prigionia come di liberazione ed è essa a decidere la meta.
Tante volte ho portato questo esempio ai Miei ragazzi.
Ecco una serratura. La porta è chiusa. Ed ecco una chiave: se la girate a sinistra, la porta si apre, se la girate a destra, la porta si chiude. Per aprire e chiudere c’è una sola serratura ed una sola chiave, non due. La mente è la chiave: se la introducete nella serratura del cuore e la girate verso Dio, avrete il distacco, se invece la girate verso il mondo, rimarrete negli attaccamenti. Volgete perciò la vostra mente alle cose buone e sarete sempre liberi, felici, pieni di gioia e di vitalità. Gusterete una beatitudine senza fine.
Sarete l’immagine stessa della Beatitudine.
“Io sono sempre felice”
Questa mattina, quando sono sceso nel tempio, i Miei ragazzi Mi hanno fatto gli auguri con queste parole: “Felice compleanno!”
Ho detto loro: “Io sono sempre felice, siete voi che non siete felici e che dovreste invece esserlo”. Quando ognuno di voi penserà e vivrà in un modo divino, sarà sempre nella gioia, e divinamente. La Divinità non è qualcosa che si trovi in un posto particolare, non è una qualche entità. Occorre riconoscere che noi stessi siamo questo Principio di Onniscienza, Onnipotenza e Onnipresenza. L’Atma è il Principio di Dio, anzi è Dio stesso.
Riconoscete questa verità: Egli è Colui che non nasce e non muore, non ha principio né crescita né fine, non è mai nato, non morirà mai, non è stato creato da nessuno e nessuno potrà eliminarlo. È l’Eterno e l’Immutabile. Il Principio di Verità, che esiste da sempre e dovunque, è Dio.
Tutto ciò che è soggetto a mutamento fa parte del mondo fisico, ma, servendosi del mezzo fisico come il corpo che è mutevole, si giunge all’esperienza del Divino Immutabile. Tutto il molteplice fisico si basa sull’Uno (metafisico): un’unica Entità che, nella varietà dei popoli, trova una varietà di descrizioni.
Il corpo e Io Spirito
Incarnazioni del Divino Amore!
Qualunque sia il modo con cui cercate di comprendere il Divino Principio, sappiate che Egli penetra ogni cosa e dimora in ogni essere umano. Fino a quando continuerete a vivere una vita basata su un’educazione materialista? Sono tutte nuvole passeggere.
Anche questo corpo, che amate tanto, cambierà: come potrebbe un corpo effimero darvi una gioia imperitura e l’esperienza dell’Eterno?
Lo può fare soltanto l’immutabile Principio Divino. Ciò non significa rinunciare alla vita fisica, ma vivere coscienti dello scopo finale della vita. Considerate tutto ciò che fate come un’azione compiuta per la Gloria di Dio. Il corpo è il tempio di Dio, e questo tempio non è impiantato stabilmente in un luogo, ma è un tempio itinerante.
Dovunque vada, il Signore che lo abita lo segue. Non ci sono templi senza Dio, altrimenti non si chiamerebbero templi. Quando Dio lo abbandona, il corpo fisico diventa un cadavere. Sebbene l’uomo sia davvero un’incarnazione massimamente favorevole, si comporta però come un cadavere, sprecando la vita in attività egoistiche e nel perseguimento di interessi personali. Mettete fra i vostri impegni attività disinteressate e abbiate sempre di mira il Signore Supremo.
Fate in modo di capire la Divinità non relegandoLa in qualche posto, ma ponendoLa dentro di voi, perché voi siete Dio. Ecco la Verità che dovreste imprimere stabilmente in voi. Per prima cosa, fate il bene ed abbiate buoni sentimenti: se i vostri pensieri sono buoni, lo saranno anche i frutti che ne derivano.
Incarnazioni del Divino Amore!
Fate sempre ogni sforzo per non permettere che si insedino in voi sentimenti o pensieri cattivi e per nutrire sempre buoni pensieri e buone idee. La gente oggi non sembra essere molto entusiasta del vivere in Dio e a malapena dedica cinque minuti per pensare al Signore. Una giornata è fatta di 24 ore. Non potete pretendere di ottenere la pace del cuore dedicando a voi stessi 23 ore e 55 minuti. L’uomo dedica a Dio un minuto al mattino, uno a mezzogiorno e uno alla sera e poi vuole avere la pace. Non può pretendere di meritarsi tutto con un solo inchino al Signore. Potete anche esimervi dal fare inchini, purché abbiate in voi sentimenti sacri.
Il Namaskara
Intanto, occorre capire il vero significato della parola Namaskara. Quando fate l’inchino del Namaskar, unite le cinque dita delle mani e questo sta ad indicare l’unione dei cinque organi di senso, i cinque interni e i cinque esterni. È come una raccolta dei propri sentimenti per offrirli al Signore. Il Namaskar va offerto con molta umiltà e discrezione.
In certe località, come ad esempio Guntur, il Namaskar viene vissuto come un impedimento e a questa parola la gente associa un senso di punizione. Ma un Namaskar del genere è del tutto sbagliato. L’offerta del Namaskar dev’essere compiuta con sentimenti buoni, con una mente ed un cuore puri, col pensiero che Dio abita in ogni cuore umano e nella convinzione che chi fa il Namaskar è Dio come chi lo riceve.
Anche quando siete criticati o biasimati, offrite Namaskar, pensando: “La Divinità che Si esprime in quella forma particolare sta cercando di correggere la Divinità che è in quest’altra forma”. Quanta felicità e pace in questo Namaskar!
Dovete considerare tutto quanto avete come un dono di Dio. È difficile dire in quale momento e che cosa vi arriverà, ma ogni cosa sia da voi presa come un dono di Dio e da voi restituita a Lui come un’offerta. Inseritevi in un’attività di servizio. Usate la massima parte del vostro tempo in azioni divine. Non sprecatelo in cose inutili o insensate.
La cosa più importante è la ripetizione del Nome di Dio, cantateLo, esprimeteLo con le vostre mani e gustate nel vostro cuore quella beatitudine: nell’unione di queste tre attività avverrà la vostra triplice purificazione, corporea, mentale e spirituale.
(Alla fine del discorso Swami ha intonato il canto Bhajana Bina Shuka Shanti Nahi)
Prashanti Nilayam, 23 Novembre 1989
LXIV° Compleanno di Sri Satya Sai Baba
da: Mother Sai N. 3/90